Io, rapinata con un coltello tra gli onesti indifferenti

LA PAURA In mezzo al traffico congestionato la portiera si apre e la lama punta alla gola

È solo la solita storia. Che quando la racconti è capitata a tutti ma a te non capiterà mai.
Milano, piazza della Repubblica angolo via Turati. Pomeriggio di un giorno feriale, ore 17,30 appena controllate. La gente esce dagli uffici, dall’Ambasciata americana, dai negozi, dai grandi alberghi collocati dal lato opposto della piazza, vicino al distributore di benzina. A due passi le entrate della metropolitana. Alla spalle i giardini di Porta Venezia, davanti via Parini. Un po’ più in là il Pirellone e in fondo a destra la Centrale. Girato l’angolo, sulla sinistra, i paradisi dello shopping, i bar, le gallerie e il viavai di una strada che dopo pochi metri confluisce in via Manzoni. Uno, come me, guida rilassato pensando ai fatti suoi. C’è persino il sole. Nel cuore della City la gente va. A piedi, in bicicletta, in motorino, in automobile. Entra ed esce dal metrò. Cosa vuoi che capiti?
All’altezza di via Turati il guidatore rallenta mani sul volante e sguardo alla sua sinistra, per dare la precedenza a chi arriva da piazza Cavour. Un tramestio, un cigolio, un botto. La testa si gira di scatto a destra. La portiera del passeggero è spalancata, due occhi da assassino ti fissano, una lama luccica a pochi centimetri dalla gola, l’altra mano dall’intruso afferra con perizia la borsetta a due manici. Prima l’uno e poi l’altro, il tesoro potrebbe scivolare fuori, li gira dalla sua parte, li strattona fuori dall’abitacolo, risbatte la portiera perché sia impossibile vedere il colore del motorino sul quale è seduto, o la targa, ammesso che ci sia. Il volto è scoperto, niente casco.
Dopo un attimo di smarrimento il malcapitato preme il clacson e cerca di sterzare all’inseguimento della borsetta grande e verde che s’allontana a zig zag sul motorino. Appare un secondo individuo motorizzato e in malarnese. Con mimica eloquente dice che ha visto tutto e adesso ci pensa lui.

E fermo lì, davanti al muso della vettura. Impossibile svoltare a destra senza metterlo sotto. Anche il «palo» scompare. Allora la vittima esce dalla sua parte guardando impotente la borsetta verde schizzare in direzione stazione. Il semaforo di (...)

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