Milano - Si è iscritto alla Lega Nord perché «non è vero che è contro gli stranieri, ma è contro gli stranieri che delinquono ». E lui, da straniero che non delinque, è «stufo che i miei connazionali che non rispettano le leggi rovinino l’immagine di quelli come me, che lavorano e pagano le tasse». Gheorghe Raica ha 33 anni. È arrivato in Italia 5 anni fa da Caras-Severin, regione di Banat, vicino a Timisoara, con un lavoro da custode che lo aspettava. Oggi vive ad Alessandria, è interprete giudiziario per la Procura, consigliere di Circoscrizione del Carroccio, presidente della commissione Cultura, primo dei non eletti in consiglio comunale, numero uno del Partito europeo dei romeni, associazione politica e culturale senza scopo di lucro che promuove l’integrazione dei romeni nei Paesi europei. Loro l’hanno votato in massa, e sì che non era l’unico romeno in corsa: 116 voti ha preso, contro i quattro del romeno candidato per Rifondazione e i tre di quello del Pdci. Perché, spiega, «i romeni sono vissuti in un regime dittatoriale comunista, e adesso apprezzano di più i valori della destra: libertà, democrazia, giustizia». È per la linea dura, Raica. L’omicidio a Roma di Giovanna Reggiani, punta il dito, «è indicativo di come il governo Prodi navighi nella nebbia». Perché, avverte, altro che decreto: la normativa esisteva già, «sarebbe bastato applicarla».
Gheorghe Raica, un romeno contro i romeni, perdipiù leghista. «Un romeno contro i romeni che delinquono. Le leggi dello Stato vanno rispettate, e per chi non le rispetta servono punizioni severe. Questo vale anche per gli italiani che compiono atti di violenza contro di noi».
Il governo italiano ha emesso
un decreto per espellere chi
costituisce un problema per
l’ordine pubblico. La sinistra
lo vuole più morbido, la Cdl
invece chiede che venga
espulso anche chi non dimostra
di avere adeguati mezzi
di sussistenza. Lei che ne pensa?
«Sicuramente va reso più severo.
Soprattutto però, è tardivo.
Non si può aspettare che muoia
una persona per agire».
Si riferisce alla direttiva europea
applicata solo in parte?
«Io mi domando di che cosa
stanno parlando. È gravissimoquello
che è successo: il decreto
c’era già, è quello, datato
6 febbraio 2007, che recepisce
la direttiva europea del
2004».
Il Viminale ha spiegato di
averla applicata solo nella
parte che consente l’allontanamento
di chi costituisce
un pericolo per
la sicurezza nazionale.
«Solo che poi il Viminale,
il 6 aprile 2007, ha
emesso una circolare
molto chiara, la numero
19, poi richiamata
da un’altra circolare il
18 luglio, che però il
governo stesso non ha
mai fatto rispettare».
Che cosa prevede?
«Entrambe le circolari avvertono
che, per ottenere l’attestato
di residenza e l’iscrizione
anagrafica, il cittadino dell’Unione
deve dimostrare “la
disponibilità di risorse economiche
sufficienti al soggiorno,
per sé e per i propri familiari”,
“onde evitare che egli stesso e
i suoi familiari diventino un
onere per l’assistenza pubblica”.
Un requisito che “deve essere
soddisfatto personalmente
dall’interessato, il quale deve
quindi disporre di risorse
economiche proprie”. Non sono
optional, sono le condizioni
per ottenere il riconoscimento
del diritto di soggiorno».
Per esempio?
«La tabella sui redditi parla
chiaro: 5.061,68 euro per il richiedente
da solo o con un familiare,
10.123,36 euro se il
nucleo familiare è di tre o quattro
persone, 15.185,04 euro
per cinque persone e così via.
Altrettanto chiaro è l’articolo
7 secondo il quale “se vengono
meno le condizioni che determinano
il diritto di soggiorno”
scatta l’allontanamento».
Lei milita nel centrodestra. Non si è risentito quando il leader di An Gianfranco Fini ha detto che con l’etnia Rom non ci si può integrare, perché considerano nonimmorale il furto? «Condivido quello che dice Fini, anche se non si può generalizzare. Bisogna avere chiaro, comunque, che i nomadi non sono una realtà solo romena, ma anche serba, macedone, italiana. È un problema europeo».
Che però nel frattempo è
emergenza in Italia.
«Sì, perché l’integrazione passa
attraverso la responsabilizzazione:
io Stato non ti devo dare
il pesce, mainsegnarti a pescare».
E se uno non vuole
imparare?«Allora deve scattare la linea dura. La verità è che con il suo buonismo questo governo alimenta il degrado. Pagandolo con i soldi dei contribuenti e a volte con le vita umana».
paola.setti@ilgiornale.it
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.