«Io, la signora dei funerali che non sa nulla di defunti»

Se è vero - come diceva Indro Montanelli - che «gli uomini sono buoni coi morti quasi quanto sono cattivi coi vivi», l’avvocato Assunta Tartaglione farà bene a procurarsi un portafortuna. Del resto a Napoli, città dove vive, c’è solo l’imbarazzo della scelta: corno, gobbo (’o scartellat), ferro di cavallo; senza contare occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio.
Ma perché la dottoressa Tartaglione avrebbe bisogno di un particolare oggetto dall’effetto scaramantico? Tutto nasce dalle due lugubri parole - «consulente funebre» - con cui venne bollata all’indomani di una nefasta consulenza affidatale nel 2006 dalla Regione Campania. Da allora le malelingue si sono scatenate, nella speranza di dedicare un de profundis alla sua onorabilità professionale. «A Napoli non è un bel biglietto da visita che si associ il mio nome ai funerali. Sa, la superstizione... », ha confessato la signora Tartaglione al Corriere del Mezzogiorno. Ma perché l’ex presidente della commissione Attività produttive, Francesco Casillo, le assegnò un incarico a rischio iettatorio? Non certo per danaro, considerato che nelle tasche dell’avvocato Tartaglione finirono appena 1.500 euro. Lei, 38 anni (stimata docente di Storia delle istituzioni repubblicane, apprezzata civilista e tra le promotrici del Pd campano), ora deve guardarsi anche dagli inviati listati a lutto delle Iene che, su questa storia della «signora dei defunti», già pregustano un servizio ironicamente noir. Ma Tartaglione, da «molisana montanara» qual è, non ha intenzione di concedersi a telecamere menagrame: «Vorrei che si smettesse di citarmi per questa vicenda delle pompe funebri... », protesta con una faccia da 1° novembre. Accontentarla, dopo quanto accaduto, è però difficile. Già, ma cos’è accaduto veramente? «Il consigliere regionale Casillo - spiega l’avvocato - mi dette l’incarico di esprimere un parere in merito al "codice deontologico delle imprese funebri". Il parere l’ho dato, ma non ricordo più nemmeno su che cosa. La Regione mi diede la documentazione cartacea, io la lessi e mi pronunciai. Tutto qui. Non sono entrata nel merito. Comunque ho chiesto alla mia collaboratrice di riesumare le carte». «Riesumare le carte», il massimo per una che ha fatto la consulente alle pompe funebri.
Ma torniamo alla domanda-chiave: in che consisteva il «parere» chiesto dalla Regione alla Tartaglione? La «signora dei funerali» la prende alla larga: «A novembre 2001 la Regione Campania approvò una legge sulle attività funerarie, che prevedeva anche un codice di comportamento e tariffe standard per le imprese di pompe funebri. Nel 2006 il consigliere regionale Pietro Diodato presentò una proposta di legge per attuare quei principi normativi varati nel 2001, ma non ancora messi in pratica. Il presidente della commissione Attività Produttive mi chiese di pronunciarmi circa la compatibilità delle norme proposte con la legge quadro, con la normativa costituzionale e con quella nazionale». «Scusate, ma dov’è lo scandalo?», si chiede ancora oggi la signorina Tartaglione.

Oggi al suo capezzale corre chi le dette il sepolcrale incarico, cioè l’ex il presidente della commissione Attività produttive del Consiglio regionale, Francesco Casillo (nel frattempo resuscitato in commissione Sanità): «Se si vuole montare il caso sugli sprechi legati alle consulenze, l'avvocato Tartaglione è l'obiettivo sbagliato». Insistere sarebbe un errore. Mortale.

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