«Io, sopravvissuto ai castristi vi dico: dopo Fidel, Raul sarà un uomo morto»

Il dissidente: «Quando il Líder maximo non ci sarà più il regime sarà travolto»

Armando Valladares è un sopravvissuto. Una voce contro Fidel Castro, rinchiusa 22 anni nelle carceri cubane. L'Atlantico davanti a Miami è un mare pieno di illusioni. Nulla cambia. Neppure l'addio di Fidel serve a qualcosa. Raul, il fratello, è anche peggio. «Aspetto solo la morte - sussurra questo vecchio poeta che ha speso tutto il suo orgoglio in catene e in esilio - prima la sua, poi la mia». La speranza è la morte di Castro. Valladares è il simbolo di tutti quelli che gridano Cuba libre. È l'uomo che si rifiutò di indossare la tuta blu dei prigionieri politici e rimase nudo in cella per decenni. Nudo come la verità. Il suo ultimo libro si chiama Contro ogni speranza (edizione spirali). Lo presenta a Bologna, con gli amici dell'associazione Cuba libera, a Roma il 20 marzo. E racconta questo Sudamerica dove il populismo è ancora merce di scambio.
Chi è Raul Castro?
«Un sanguinario, l’anima nera del regime castrista. L’8 gennaio del 1959 ha ucciso 101 persone senza processo e buttato i corpi in una fossa comune ricoperta da cemento. Molti hanno interesse a vendere "la salsa di cambiamento". In realtà non c’è stata nessuna apertura, nessun vero cambiamento. Solo apparenza. Molti credevano che con Raul si sarebbe aperta una stagione nuova, rinvigorita. E invece appena salito al potere Raul ha nominato il comandante Machado Ventura. Il più stalinista, l’ideologo del partito, l’uomo che ha sempre scelto la linea dura».
Ci sono ancora prigionieri politici a Cuba?
«Attualmente ci sono 72 giornalisti rinchiusi. In totale 400 prigionieri. Subiscono torture disumane, fisiche e psicologiche. Le organizzazioni internazionali stanno portando l’attenzione sul caso di Oscar Elias Biscet. Incarcerato per aver manifestato contro l’aborto indiscriminato che si pratica sull’isola».
Cosa succederà a livello economico con il governo di Raul?
«I cubani all’estero spedivano 900 milioni di dollari all’anno. Da un paio d’anni una legge degli Stati Uniti impone che l’invio di denaro si limiti a una volta ogni tre anni. E Cuba soffre. È così che il governo, per la prima volta dopo 50 anni ha permesso la vendita di televisori in bianco e nero e a vecchi computer che prima erano un premio per lavoratori e rivoluzionari lodevoli. Ma lo stato di necessità non deve essere confuso con un finto miglioramento».
Il modello cubano sta rinascendo con Chavez?
«Certo. Il petrolio di Chavez è la salvezza per Cuba, senza il Venezuela Cuba sarebbe collassata. Chavez regala ogni giorno 100mila barili a Cuba».
Chavez è un altro Fidel Castro?
«Rispetto a Fidel Chavez è un nano. Un uomo gretto, senza spessore culturale, senza classe, senza educazione. Chavez è solo lo zio ricco di Paperino, cioè del Sudamerica.
C’è un ritorno del comunismo in Sud america?
«Sì. E la responsabilità è anche degli Stati Uniti. L’America latina è stata abbandonata dal nord America. La mancanza di attenzione ha permesso la fioritura di regimi. La Repubblica Dominicana ha firmato un accordo con il Venezuela per cui inizierà a pagare le forniture di petrolio tra 20 anni. È questo il ricatto che Chavez attua con i Paesi vicini, con la Bolivia, con l’Argentina, con l’Ecuador.

Li tiene tutti sotto scacco».
Cosa succederà dopo Raul?
«Raul è vivo perché Fidel è il guardaspalle del fratello. Quando Fidel Castro morirà la prima testa a cadere sarà proprio quella di Raul. Dopo Fidel la rivoluzione durerà molto poco».

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