«A 57 anni sono diventato un bersaglio politico e mi stanno colpendo sul lavoro». Lincubo per il dottor Talerico, psicologo clinico, arriva il 9 aprile scorso, con lordine direttamente dal direttore sanitario Antonio Scalzo: trasferimento immediato. Allinizio il dottor Mario Talerico pensa a una questione di semplice organizzazione delle risorse. A suo vantaggio cè lesperienza, lettere di colleghi che ne attestano la bravura, la professionalità. E tutti i pazienti che per trentanni ha curato. Ha un brutto presentimento Talerico, ma non vuole cedere ai cattivi pensieri.
Prepara gli scatoloni e se ne va. Lascia il Centro di salute mentale di San Giovanni in Fiore, per trasferirsi al Centro di medicina del lavoro di Cosenza. In sottofondo cè quella sua fede politica mai nascosta: «Sono sempre stato un uomo di centro destra. Mi sono impegnato, mi sono esposto. Una quindicina danni fa mi sono candidato per le regionali, dieci anni fa sono stato nominato responsabile regionale del dipartimento del lavoro per Forza Italia. Ma non pensavo che me la facessero pagare così». I suoi avversari hanno vinto. Al momento sono i più forti. «Hanno potere anche allinterno dellAsp (Azienda di sanità pubblica) di Cosenza e lo stanno sfruttando. È evidente. Ma non ho replicato. Ho preso le mie cose e me ne sono andato senza fare polemiche». Ma lumiliazione peggiore per lo psicologo arriva subito dopo. Il suo nuovo posto di lavoro ha un difetto evidente: per lui non cè nessun ufficio libero. Nessuna stanza disponibile. Non un tavolo né una sedia per ricevere i suoi pazienti. «Allinizio pensavo che fosse uno scherzo di cattivo gusto». Chiede spiegazioni il dottor Talerico. Nessuno risponde. Per un mese chiede un posto. Tutti fanno spallucce. Il direttore sanitario tergiversa. Lui non si scoraggia. I suoi pazienti vengono prima di tutto. Arriva a incontrarli anche per strada se necessario. Davanti al centro. Al bar. In macchina.
Fino al 13 maggio: qualcosa sembra smuoversi; parte per lui lordine di un altro trasferimento: questa volta viene mandato al distretto sanitario di San Giovanni in Fiore al reparto di Oncologia. Sembra la svolta. Lì il dottor Mario Talerico dovrebbe aiutare i pazienti e le famiglie ad affrontare la malattia, lunghe degenze. Insomma, dovrebbe fare il suo lavoro. Ma anche in questo caso è solo unaltra delusione. Stesso copione umiliante. Nessuna stanza disponibile per lui. Nessun ufficio. Passa tutta lestate senza un tavolo. Continua a incontrare i suoi pazienti per strada. Li conforta al bar. Tra una visita e laltra offre loro un caffè. «Sono una persona per bene e ogni mattina vado puntuale al lavoro. Anche perché non voglio rubare lo stipendio che prendo. Timbro il mio cartellino e poi esco dal centro. Sono per strada. Mi vogliono umiliare. Continuo a domandare e loro mi dicono che per avere uno studio devo aspettare. Mi fanno promesse che poi non mantengono. Ogni settimana mi ripetono: la settimana prossima provvediamo. E sono passati più di sei mesi». Sulla professionalità del dottor Talerico non ci sono dubbi, in trentanni ha curato e aiutato centinaia di pazienti. «Vengono da me in cerca di conforto, chi ha problemi di malattia, genitori che devono affrontare malattie difficili dei loro bambini, persone con problemi sul lavoro». Lui che ha ascoltato persone con problemi di mobbing al lavoro ora si sente dire dai suoi superiori: «Per te al momento non cè nemmeno un tavolo. Poi vedremo». «Vogliono colpirmi sulla cosa a cui tengo di più: la mia professione. Io chiedo solo di essere utile per tutti quei pazienti che hanno bisogno di un sostegno. Chiedo solo di lavorare, di meritarmi quello stipendio che ogni mese mi versano sul mio conto corrente». Del caso del dottor Talerico si sta occupando il consigliere regionale Antonio Pizzini con uninterrogazione.
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