«Io, vecchio Dc, contro i ladri di voti»

«Io, vecchio Dc, contro i ladri di voti»

«Faccio appello al segretario del Pdl, Angelino Alfano: non abbia paura, si decida a commissariare tutti gli attuali dirigenti locali. Va bene convocare i congressi, ma prima di tutto ci vuole chiarezza nel partito. Solo così si può tornare a vincere e a governare bene Comuni, Province, Regioni e, ovviamente, il Paese»: ci tiene Vittorio Adolfo - lunga militanza nella Dc, già deputato e assessore regionale (tra i più vicini all’allora governatore Sandro Biasotti) - a ribadire che lui «è uno di quelli che restano fedeli». Anche e soprattutto oggi che «Berlusconi ha fatto un passo indietro», esattamente come ieri e l’altro ieri, quando il Cavaliere ha perso per strada molti di quelli che erano da tempo al suo fianco. Ma per Adolfo, restare fedeli vuol dire anche impegnarsi più di prima, se possibile, per affermare la buona politica. A cominciare dall’appuntamento anti-governo tecnico di venerdì prossimo, promosso da Rosso, Plinio e Giornale, cui Adolfo conferma di partecipare con assoluta convinzione.
Quindi lei resta in quota Pdl?
«Io sono e resto un esponente dei Popolari Liberali, la formazione politica che fa riferimento a Carlo Giovanardi e anche all’ex ministro Gianfranco Rotondi. Leali, non da oggi e non a fasi alterne, nei confronti di Silvio Berlusconi».
Però leali significa pure critici?
«Quando ci vuole. Purché la critica sia costruttiva e non come quella che ho visto portare avanti da qualcuno dei “nostri“, in questi ultimi mesi».
Intende a livello nazionale e locale?
«Certamente. Partiamo dalla Liguria: ogni regione ha le proprie specificità, i propri particolari problemi economici e sociali. Vanno bene le posizioni personali, ma non quelle personalistiche. Di chi vuole solo conservare il cadreghino, di chi non sa essere uomo delle istituzioni, ma solo un arrivista, e per questo si muove in maniera spregiudicata, ben al di là di quanto ha promesso agli elettori».
Pare l’identikit di qualcuno in particolare...
«Non è il caso di fare nomi. Il mio discorso è più generale, non riguarda solo la Liguria. Oggi nel Pdl c’è mancanza di chiarezza, una situazione frastagliata, non facile da gestire. Ci sono tanti piccoli leader, dei “leaderini“, ladri di voti, che quando c’era bisogno di parare colpi, hanno contribuito ad affossare».
Eppure sono ancora tutti lì.
«È questo il punto! Una contraddizione palese. Come si fa, dico io, ad andare avanti in questo modo? Ecco perché parlo di esigenza di chiarezza, e di commissariamento. Alfano deve muoversi in questo senso, altrimenti restiamo nell’equivoco e la partita è persa».
Non è che così si cancella il dibattito interno?
«Nemmeno per sogno, tutte le posizioni, le opinioni sono legittime, purché indirizzate al bene del partito, non a vantaggio di se stessi. Io con questi qua non mi voglio confondere».
I Popolari Liberali prendono le distanze?
«Un momento: io ho parlato di fedeltà e lealtà, e a questo non vogliamo venire meno. L’appello che faccio al partito e al suo segretario è proprio per avere un futuro.

Ma non un futuro a tutti i costi, caratterizzato dalle solite capriole, dai riposizionamenti, dai distinguo, dai voltagabbana. Berlusconi, pur con i suoi errori, ha dato voce e ruolo al Pdl e a tante persone. Qualcuno, anzi troppi ora trovano comodo dimenticarselo. Noi no».

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