Nostro inviato a New York
«Mi sono messo a piangere, è stato un momento incredibile...». Il volto di Bernie McDaid è ancora segnato dalla commozione quando in serata compare sugli schermi della Cnn.
È una delle cinque vittime di abusi sessuali avvenuti a Boston, che hanno incontrato Benedetto XVI nella cappella della nunziatura, in rappresentanza di tutti coloro che hanno subito violenze da parte di sacerdoti. Con il suo gesto, oltre che con le sue parole, Ratzinger ha voluto manifestare la sua vicinanza innanzitutto a loro.
«Io sono stato vittima di abusi , quando avevo 11 anni, nel 1968, nella parrocchia di St. James, dove padre Birmingham era sacerdote. Ero un chierichetto, sono stato abusato in sacrestia. Sono stato violentato nella sua macchina quando lui girava nel mio quartiere, e sono stato violentato in una stanza spogliatoio tra due classi, mentre gli altri erano a far lezione. Altri alunni sono stati vittime di abusi nello stesso periodo».
«Quando mi hanno chiamato per dire che il Papa voleva sedersi accanto a me, allinizio non ci volevo credere. Poi ho accettato. Era ciò che volevo fin dal 2003, quando venni a Roma cercando di incontrare il Papa. Ora finalmente ci sono riuscito. Abbiamo parlato, gli ho tenuto la mano, gli ho detto che quando ero un chierichetto in sacrestia, quando ero un ragazzo che pregava Dio, sono stato vittima di un abuso che non è stato soltanto un abuso sessuale, è stato anche un abuso spirituale. Volevo che il Papa lo sapesse. Gli ho detto che cè un cancro che divora i suoi ministri e deve fare qualcosa per questo. Mi ha ascoltato, credo di aver toccato il suo cuore».
McDaid racconta anche lemozione per le parole pronunciate giovedì mattina dal Papa, nella messa allo stadio di Washington: «Non frequento solitamente la messa, ma ci sono andato con mia madre. Lomelia del Papa, la sua richiesta di scuse per gli abusi sessuali, mi ha colpito, e mi sono messo a piangere, non ero preparato, è stato un momento incredibile. Questo incontro è linizio di una nuova fase, cè una speranza reale ora, non si tratta soltanto di parole. Io credo che ci saranno azioni che seguiranno questo momento».
Olan Horne, unaltra delle vittime presenti allincontro, ha raccontato: «Non ci sono stati filtri, o preparazioni. Abbiamo avuto un accesso immediato, e nessuno ci ha detto che non potevamo dire certe cose, siamo stati liberi di esprimerci come volevamo. E io credo che ciascuno di noi in quella stanza ha detto esattamente quello che desiderava dire. È stata una grande emozione. Per prima cosa ci ha chiesto scusa. E io non pensavo di aver bisogno di scuse.
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