Ipse, le frequenze vanno ai gestori

Secondo il ministro Gentiloni non ci sarà una gara per riassegnare i 20 Megaherz dell’ex quinto operatore Umts

da Milano

Che fine hanno fatto le frequenze di Ipse, il quinto gestore Umts che aveva come azionista di riferimento gli spagnoli di Telefonica? Ebbene dallo scorso anno le frequenze, che Ipse aveva acquisito tramite gara, non avendo costruito la rete, sono ritornate nelle mani del ministero delle Telecomunicazioni. «Credo che in sei mesi - ha spiegato il ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni - la vicenda delle frequenze Ipse dovrebbe essere risolta anche se ci sono ancora diversi contenziosi e inoltre tra i gestori di tlc ci sono punti di vista diversi».
Su un punto però le intenzioni del ministro sembrano chiare: «La riassegnazione non avverrà tramite gara - ha spiegato - ma con un criterio di ripartizione tra i gestori di telefonia mobile». Insomma a prima vista questa ripartizione sembra un po’ un risarcimento per quelle frequenze Umts acquisite tramite gara nel 2000 che fruttarono al governo un discreto «tesoretto», ossia 13,2 miliardi di euro.
Poi la cosiddetta bolla speculativa di Internet si sgonfiò e con essa il valore delle frequenze. E quindi quei circa 20 Mhz (Megaherz) che erano stati dati a Ipse per 6mila e 300 miliardi di vecchie lire (oltre 3 miliardi di euro) oggi valgono molto meno. Se dovessero venire assegnate ai quattro gestori Umts attuali questi ultimi pagherebbero 7,2 milioni di euro all’anno ogni 5 Mhz ricevuto. Va da sè che prima queste frequenze vengono assegnate prima lo Stato inizia a riscuotere il suo (lauto) canone di affitto. In realtà nella vicenda Ipse c’è un’altro punto da chiarire. Il consorzio Ipse infatti non ha pagato tutti i 6mila miliardi e 300 milioni di vecchie lire richiesti. Per una parte, ossia per 2.300 miliardi, Ipse, a differenza di H3g che pagò tutto subito, chiese una fideiussione. Di queste rate ne restano da pagare ancora sette per un totale di 826 milioni di euro. Alcune sono già scadute e al governo basterebbe presentare una lettera al Mediocredito Centrale, dove è depositata la fideiussione, per accedere a questo piccolo «tesoretto» (circa 600 milioni di euro). Ma il governo per ora non ha presentato il conto a Ipse, ossia a Telefonica (che del consorzio possedeva quasi il 50%). Forse perchè ci sono alcuni contenziosi. Ipse ha avanzato un doppio ricorso: per non pagare le rate scadute e per avere la restituzione di un miliardo di euro su quanto pagato nel 2000, giudicato eccessivo.

E se il ricorso fosse accolto il governo dovrebbe restituire un miliardo anche agli altri gestori mobili che hanno partecipato alla gara. Il pessimo affare fatto con Ipse non ha però scoraggiato gli affari di Telefonica in Italia. Gli spagnoli stanno per diventare azionisti importanti di Telecom.

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