Roma Ora cè anche la certezza scientifica: i resti recuperati a Latifiya, in Irak, sono quelli di Enzo Baldoni, il giornalista free lance ucciso dai terroristi di Al Qaida il 26 agosto del 2004. La conferma è arrivata dal Ris dei Carabinieri, grazie alla comparazione del profilo genotipico estratto dai resti arrivati in Italia due settimane fa e immediatamente sottoposti ai test. Nei mesi scorsi erano arrivati in Italia altri resti, alcuni effettivamente appartenenti al giornalista ucciso in Irak nel 2004, mentre altri sono invece risultati non essere di Baldoni.
Lattività investigativa condotta dal Ros dei Carabinieri e dalla Procura di Roma ha consentito inoltre di ricostruire tutte le fasi del sequestro del giornalista italiano, rapito il 24 agosto e ucciso due giorni dopo. Sequestro e omicidio riconducibili all«Esercito islamico in Irak», un gruppo che operava nella zona di Falluja, legato e finanziato da Abu Musab Al Zarqawi, allepoca del sequestro responsabile di Al Qaida in Irak e poi ucciso il 7 giugno del 2006 dai militari americani.
Di pari passo alle indagini il Ros, in stretta collaborazione con lAise, ha svolto una serie di attività finalizzate al recupero della salma del giornalista. I resti, una volta rientrati nel nostro paese, sono stati consegnati allistituto di medicina legale delluniversità La Sapienza per le operazioni medico-legali. E gli esami svolti dal Ris hanno confermato che quei resti sono quelli di Enzo Baldoni.
La procura di Roma è ora impegnata a perseguire i terroristi che assassinarono Enzo Baldoni. Stando a quanto si apprende tutti sarebbero attualmente detenuti per fatti di terrorismo in Irak. Lindagine ora punta ad ottenere lemissione dei mandati di cattura internazionale per poter procedere alle incriminazioni.
Giusy Bonsignore, la vedova di Enzo Baldoni, ha detto che tutti nella sua famiglia sono «emozionati» per la conferma del ritrovamento dei resti del marito, oltre che soddisfatti per lindividuazione dei responsabili materiali del delitto.
Enzo Baldoni, umbro di Città di Castello, si autodefiniva un «ficcanaso» e la voglia di raccontare lo aveva spinto nei punti più caldi del pianeta con lo zaino in spalla. Quando fu assassinato aveva 56 anni. Il drammatico video della sua esecuzione fu inviato alla Tv satellitare Al Jazeera.
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