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Irak, donne in allarme per la nuova Costituzione

Affondo di curdi e sunniti sul «Washington Post»: gli Usa hanno ceduto sul tema dello Stato laico

Gaia Cesare

Le loro testimonianze in tribunale potrebbero valere la metà di quelle di un uomo. In caso di eredità rischiano di ricevere percentuali molto più basse dei maschi. E se volessero chiedere il divorzio, sarebbe loro proibito avviare la procedura.
La nuova Costituzione irachena, il cui testo definitivo potrebbe essere presentato la prossima settimana dopo un ulteriore rinvio, preoccupa le donne, i cui diritti rischiano di subire una pesante limitazione dopo l’accordo in base al quale nel nuovo Irak l’islam sarà la «fonte principale del diritto».
Il Washington Post ha riportato ieri il duro affondo di curdi e sunniti, secondo cui gli americani, rappresentati in Irak dall’ambasciatore Zalmay Khalilzad, statunitense di origine afghana, hanno deciso di abdicare sulla legge islamica per poter giungere in fretta alla presentazione del testo della Carta. Sottovalutando le ripercussioni che la sharia potrebbe avere sulle donne irachene, la cui condizione, nonostante la feroce dittatura di Saddam Hussein, era regolata nell’ambito di uno Stato «laico». Le donne potevano guidare l’auto, girare a testa scoperta, fare sport e pregare in moschea insieme agli uomini. Le discriminazioni che subivano erano quelle che imponeva il regime, senza distinzioni di sesso. Ora temono che il nuovo Irak possa essere una chance solo per i maschi e un limite enorme invece per tutte loro. Un passo indietro anche rispetto ai traguardi raggiunti dopo la caduta del raìs: perché oggi le donne rappresentano un terzo dei membri dell’Assemblea nazionale irachena eletta a gennaio e hanno una presenza in Parlamento fra le più alte su scala mondiale. Il traguardo è stato raggiunto grazie a un sistema di quote fisse, che potrebbe ora essere rimesso in discussione.
Oltre alla questione della rappresentanza politica, tuttavia, preoccupano ancor di più i temi legati al matrimonio, al divorzio e al diritto ereditario. «Sulla base della legislazione attuale - ha raccontato Hanaa Edwar, un’attivista che ha sfilato qualche settimana fa insieme ad altre duecento donne a Bagdad, chiedendo piena eguaglianza - un uomo doveva avere il consenso della sua prima moglie per poterne sposare un’altra». La bozza della nuova Costituzione prevede invece il diritto dei maschi di sposare fino a quattro donne e di ottenere facilmente il divorzio, manifestando le proprie intenzioni almeno tre volte, esplicitamente, di fronte alla moglie. Per la donna, invece, è necessario provare che il marito è impotente, infertile o che non può provvedere ai suoi bisogni materiali. Una volta ottenuto il divorzio, alla moglie spetta un’indennità che oscilla dai tre mesi a un anno mentre l’affidamento dei figli maschi va automaticamente al padre.
La questione resterà aperta fino alla presentazione della bozza costituzionale, il cui termine ultimo potrebbe ulteriormente slittare di un’altra settimana, dopo la seconda deadline fissata per oggi. Intanto, in vista del referendum del 15 ottobre, il gruppo terrorista Ansar al Sunna, legato ad Al Qaida, ha chiesto ai sunniti di boicottare l’appuntamento elettorale, definendo «falsi» gli appelli del leader sciita Moqtada Sadr, che aveva invitato i sunniti a iscriversi alle liste elettorali per recuperare i propri diritti. Proprio i miliziani di Sadr hanno compiuto ieri un’azione di forza contro il capo della polizia di Nassirya, il generale Mohammed Hajami, che si trovava in Italia per un corso di addestramento
L’Irak continua a essere un fronte caldo, anche per gli Usa. Dopo l’intervista al capo di Stato maggiore dell’esercito, Peter Schoomaker, secondo cui le truppe statunitensi potrebbero fermarsi nel Paese per altri quattro anni, fa discutere la dichiarazione del senatore repubblicano Chuck Hagel, per il quale «l’Irak somiglia sempre più al Vietnam».

Un’ammissione che mette in ulteriore imbarazzo il presidente Bush, proprio mentre Saddam si rifà vivo e, tramite una lettera recapitata in Giordania, promette: «Io e i miei figli ci sacrificheremo per la nazione araba».

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