Irak, la faida tra fazioni sciite fa traballare il premier Maliki

Il capo del governo: «Libereremo 2.500 detenuti per favorire il dialogo nazionale»

da Bagdad

I continui rinvii nella nomina dei ministri di Interni e Difesa non sembrano preoccupare il premier iracheno, Nouri al-Maliki, che a due giorni dall’inattesa sospensione della riunione in cui il Parlamento avrebbe dovuto pronunciarsi, è tornato ieri alla carica e ha detto che «i nomi sono gli stessi e non ci sono cambiamenti». Ma a dispetto della sua ricostruzione, la stampa di Bagdad ha riferito ieri di un duro scontro tra Maliki e Abdel Aziz Al-Hakim, leader del Consiglio supremo della rivoluzione islamica in Irak (Sciri), maggiore componente dell'Alleanza sciita vincitrice delle elezioni e a cui appartiene anche il Dawa, il partito del premier. E come non bastasse, alla fronda sciita che sembra già far vacillare il premier, rischia adesso di sommarsi un’altra mina vagante: il referendum che un terzo dei componenti del consiglio provinciale di Kirkuk ha chiesto al governo di poter indire per trasformare in regione autonoma il centro petrolifero nel nord dell’Irak, che i curdi vorrebbero invece annettere al Kurdistan.
«Abbiamo bisogno dell’approvazione di tutte le fazioni rappresentate nel governo. Non abbiamo voluto andare avanti e presentare i nomi dei ministri, senza aver prima ottenuto il loro assenso», ha dichiarato Maliki, fornendo in una conferenza stampa la sua versione della mancata ratifica parlamentare della nomina dei titolari di interni e Difesa. Il quotidiano Al-Mashreq ha però riferito di una lite scoppiata tra Maliki e Al-Hakim dopo che quest’ultimo, si sarebbe opposto alla nomina a ministro degli Interni del generale Faruk Araajy, appoggiata dal Dawa e dal movimento del leader sciita radicale Moqtada Sadr. Maliki avrebbe allora minacciato di dimettersi e il leader dello Sciri lo avrebbe sfidato a farlo, minacciando a sua volta di spaccare l'Alleanza sciita. La resa dei conti è stata così rinviata a domani, quando il Parlamento tornerà a riunirsi, ma sulla tenuta del governo Maliki si sta anche allungando l’ombra della faida tra opposte fazioni sciite che sta insanguinando Bassora, seconda città dell'Irak.
Nel tentativo di accrescere i consensi al governo, il premier ha comunque annunciato il rilascio di 2.

500 detenuti nelle carceri governative o sotto controllo Usa, che verrà attuato per fasi a partire da oggi (con un primo gruppo di 500). «Il rilascio dei detenuti è il primo passo per la riconciliazione nazionale», ha spiegato Maliki.

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