Irak, la guerriglia ha mine anti-elicotteri

Le rivelazioni di un generale americano diventano un «giallo» a Washington. Slitta a domenica la ripresa del processo a Saddam

Andrea Nativi

Slitta a domenica la ripresa delle udienze nel processo che vede alla sbarra Saddam Hussein. Ufficialmente si tratta di un rinvio tecnico di pochi giorni, ma la corte, che doveva riunirsi ieri, deve ancora riprendere in mano il procedimento dopo a sostituzione del presidente, dimessosi a causa delle critiche del governo, che lo riteneva troppo «morbido» nei confronti di Saddam.
In attesa degli sviluppi del procedimento, sul piano militare le cronache sono dominate dal «giallo» che circonda una nuova, formidabile arma che la guerriglia avrebbe già impiegato contro le forze statunitensi: si tratta di una mina-antielicottero, attivata a distanza e in grado di crivellare un elicottero in volo a bassa quota con una miriade di letali schegge.
La notizia, che probabilmente non doveva essere divulgata, è stata rivelata da un addetto ai lavori, il generale Edward Sinclair, che comanda il centro dell'aviazione dell'esercito statunitense a Fort Rucker, Alabama. L'alto ufficiale ha spiegato che questi ordigni vengono collocati lungo le rotte più battute dagli elicotteri della coalizione, i quali in genere volano a quota estremamente bassa per sfuggire al tiro di armi leggere, razzi non guidati e missili antiaerei. Volando a quote minime, seguendo il terreno, e ad alta velocità gli elicotteri si espongono al tiro nemico solo per frazioni di secondo. Ma così facendo diventano preda delle nuove mine, che riescono a «saltare» fino a una quota di 15 metri e sono poi dotate di una spoletta di prossimità che comanda l'esplosione di una testa di guerra a frammentazione. L'effetto è una pioggia di schegge parzialmente focalizzata e con un diametro letale di diverse decine di metri.
A quanto sembra l'idea di realizzare questi ordigni è venuta agli abili esperti in guerriglia appartenenti alle ex forze speciali di Saddam, i quali avrebbero ingegnosamente realizzato le mine assemblando leggeri proietti di mortaio, dotati di una potente carica di esplosivo e involucro metallico relativamente leggero, con le spolette di prossimità prelevate da proietti antiaerei. Ma è anche ragionevole sospettare che i tecnici locali abbiano beneficiato di qualche fornitura esterna di componenti e magari di supporto ingegneristico.
Le dichiarazioni di Sinclair hanno scatenato un putiferio.

È dovuto intervenire il sottosegretario per l'Esercito, Francis Harvey, il quale ha detto che non è certo che mine antielicottero siano state usate e il concetto è stato ribadito da un portavoce del Pentagono: «Non ci sono rapporti confermati sull'argomento». Harvey però ha anche aggiunti che sono stati sviluppati sia sistemi di difesa sia tattiche di volo opportune per contrastare la minaccia.

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