da Bagdad
Ancora sangue sciita in un mercato affollato di gente. Questa volta a piangere i suoi morti è la città irachena di Kufa, sventrata da unautobomba che ha provocato oltre quasi 60 morti e più di cento feriti.
Lattentato ricorda quello di Sadr City, la periferia sciita di Bagdad dove il mese scorso tra i banchi di frutta e verdura si era avuto un numero ancora maggiore di vittime. Proprio larresto di uno dei presunti responsabili di quella strage, un sunnita affiliato ad Al Qaida, è lunica buona notizia per il governo iracheno, che appare sempre più lontano dal realizzare il sogno della riconciliazione nazionale.
Dopo il blitz di un commando che lunedì a Mahmudiya, sempre in un mercato, era costato la vita a 56 persone, ieri si è tornati alla tradizionale tattica dellautobomba: il kamikaze si è fatto esplodere a qualche decina di metri dalla moschea con la cupola doro di Kufa, città a circa 160 km a sud della capitale. Fonti ospedaliere indicano un bilancio di 59 morti e 139 feriti.
La strage ha provocato la rabbia degli abitanti locali, protagonisti di una piccola battaglia con i poliziotti presenti, accusati di essere «incapaci», «traditori» e «agenti americani». Una donna ha invocato la protezione della milizia alle dipendenze del radicale Moqtada Sadr, leader sciita molto influente a livello nazionale.
Lattentato è solo lultimo di una lunga serie. Il New York Times scrive che nel mese di giugno solo a Bagdad sono state uccise 2.020 persone. Secondo le Nazioni Unite, invece, negli ultimi due mesi in Irak sono morti quasi 6.000 civili, contro gli 8.500 nei primi quattro mesi dellanno.
E lultima macabra invenzione dei terroristi è una testa umana mozzata trasformata in trappola mortale.
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