Nell'Irak che si prepara con fatica alle elezioni generali fissate per il 16 gennaio, anche gli atenei di Bagdad sono diventati terreno di scontro politico: a poche settimane dalla chiusura temporanea dell'università al Mustansiryia, sconvolta per mesi da disordini e lotte tra clan, a infiammarsi è ora il prestigioso campus di Nahrain.
Questa volta è stato un tatuaggio a far esplodere le tensioni che covano sotto un'apparente pacifica convivenza fra professori rimasti in carica e ancora vicini al vecchio regime e le nuove leve, studenti e docenti, in quota ai nuovi poteri forti dell'Irak.
Una studentessa del prestigioso ateneo di Bagdad è stata convocata dal presidente del comitato disciplinare del campus, il dottor Alaa Hussein Ghani, per un tatuaggio disegnato a Beirut e ostentato con orgoglio dalla ragazza.
Capo del dipartimento di Patologia generale, stimato docente e medico vecchio stampo, Ghani non avrebbe per niente gradito l'iniziativa della studentessa in medicina. «Un medico è una figura pubblica e deve essere un esempio - le avrebbe intimato - un tatuaggio su una gamba la rende ridicola e non degna di rispetto agli occhi dei pazienti».
Ma sfortunatamente per Ghani, la ragazza non è soltanto una delle tante studentesse dell'università, ma anche la nipote di uno dei vicepresidenti iracheni, il sunnita Tariq Al Hashimi. Il tatuaggio è rimasto al suo posto, il dottor Hussein Ghani no.
Qualche giorno dopo infatti il docente si è visto recapitare una lettera di licenziamento immediato, del tutto immotivata secondo il professore, firmata dal rettore Faiza Al Rawi.
La notizia ha suscitato indignazione e rabbia fra gli studenti, che sono entrati in sciopero per chiedere il reintegro del docente. Nonostante i tentativi del rettore di far passare la vicenda sotto silenzio, le voci hanno iniziato a correre.
Secondo alcune, riferiscono gli studenti, il licenziamento di Ghani sarebbe stato deciso durante una riunione fra il rettore e Muin Kadhimi, uno dei responsabili dello Scii, il supremo consiglio islamico iracheno, di cui proprio il vicepresidente Tariq Al Hashimi è uno dei capi storici. Secondo altre, la defenestrazione di Ghani sarebbe invece una mossa per metterlo fuori gioco nella corsa alla carica di rettore.
Dopo gli scontri che hanno portato il premier Nuri Al Maliki a chiudere per una settimana l'università al Mustansiryia e sciogliere tutte le associazioni studentesche, lo scandalo della Nahrain sembra essere una nuova prova del caos in cui il braccio di ferro politico confessionale ha gettato le istituzioni accademiche in Irak.
Secondo l'associazione dei lettori universitari iracheni, dal 2003 al 2008 più di 235 docenti universitari sono stati uccisi, 294 rapiti o arrestati, mentre fra i 2000 e i 3000 hanno lasciato l'Irak per lavorare all'estero. «Né le forze di occupazione, né quelle irachene - scrivono i lettori nel loro rapporto - fanno qualcosa per fermare o prevenire atti di violenza contro gli accademici. Al contrario gettano benzina sul fuoco».
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