Teheran - La giornalista irano-americana Roxana
Saberi, in carcere dal 31 gennaio scorso a Teheran, è stata
condannata dalla Corte rivoluzionaria a otto anni di carcere per
spionaggio a favore degli Usa. Lo ha detto oggi all’Ansa il suo
avvocato, Abdolsamad Khorramshahi, aggiungendo che presenterà
ricorso in appello.
Nel frattempo però, ha sottolineato il legale, la Saberi dovrà
rimanere in prigione, perchè la Corte non le ha concesso la libertà
su cauzione.
Il padre della giornalista, Reza Saberi, che si è visto rifiutare il
permesso di incontrarla, ha detto all’agenzia Afp che la figlia ha fatto
false confessioni in cambio della promessa, poi non mantenuta, di
essere rilasciata.
Confessione estorta "Roxana ci ha detto che tutto quello che ha
confessato non era vero, ma che era stata intimidita e che le era
stato detto che se avesse collaborato sarebbe stata liberata", ha
detto l’uomo. Reza Saberi, che è arrivato in Iran dagli Stati Uniti il 5
aprile scorso con la madre della giornalista, giapponese, ha
aggiunto che rimarrà a Teheran "fino a quando Roxana non sarà
liberata".
Passaporto iraniano Le
accuse rivolte dall’imputata alla magistratura iraniana si
riferirebbero quindi alla fase istruttoria del processo, che si è svolto
il 13 aprile scorso.
Il caso della giornalista irano-americana coincide con le offerte di
dialogo avanzate a Teheran dall’amministrazione Usa del presidente
Barack Obama. Roxana Saberi, 31 anni, è nata negli Stati Uniti ed è
cittadina americana, ma da sei anni risiede in Iran con un
passaporto iraniano. Teheran la considera quindi iraniana, non le
riconosce la cittadinanza americana e ha finora ignorato un appello
per il suo rilascio giunto dal segretario di Stato americano Hillary
Clinton.
La delusione di Hillary Clinton "Sono profondamente
delusa per la condanna di Roxana Saberi da parte del sistema
giudiziario iraniano - afferma una dichiarazione della Clinton -.
Stiamo lavorando strettamente con la Svizzera per ottenere dettagli
sulla decisione del tribunale e per garantire la sua sicurezza".
Il segretario di stato ha sottolineato che la giornalista "è nata ed è
cresciuta negli Stati Uniti ma ha scelto di viaggiare in Iran per il suo
desiderio di apprendere di più sulle sue radici culturali". "I nostri pensieri vanno ai suoi genitori e ai suoi familiari in questo
momento difficile - afferma la dichiarazione della Clinton -.
Continueremo a sollevare la nostra preoccupazione al governo
iraniano".
Ahmadinejah: rispettate i suoi diritti Il presidente iraniano, Mahmud Ahmadinejad, si è rivolto alla magistratura di Teheran chiedendo che siano rispettati i diritti alla difesa della giornalista irano-americana e del blogger Hossein Derakhshan, con doppia cittadinanza iraniana e canadese, anch'egli in carcere in Iran da alcuni mesi. Hossein Derakhshan, che ha 33 anni, è considerato il 'padre dei blog iraniani'. Dal 2000 risiede a Toronto, in Canada, ma nel novembre del 2008 è stato arrestato durante una visita a Teheran. L'uomo non è ancora stato processato.
L'agenzia ufficiale Irna scrive che il capo dell'ufficio di presidenza, Abdolreza Sheikholeslami, ha inviato una lettera al procuratore capo di Teheran, Said Mortazavi, nella quale gli si chiede di "prestare personalmente attenzione a che gli accusati godano di tutte le libertà e dei diritti legali per difendersi e perché i loro diritti non vengano calpestati".