Gian Micalessin
Israele tiene il suo Paese nel mirino. Gli Stati Uniti non vedono lora di trascinarlo davanti al Consiglio di sicurezza per punirlo con un consistente pacchetto di sanzioni. LUnione europea sembra rassegnata allinutilità dei negoziati sul nucleare. Ma lincendiario presidente Mahmoud Ahmadinejad non rinuncia a buttare benzina sul fuoco. E per non sbagliare rilancia le teorie negazioniste sullOlocausto e le accuse allEuropa colpevole, dal suo punto di vista, di far pagare al Medio Oriente e ai palestinesi i propri sensi di colpa nei confronti del popolo ebraico. Stavolta - per far ancora più clamore - il presidente pasdaran non parla nel chiuso di unaula, come la scorsa settimana in Arabia Saudita. Questa volta sceglie come auditorio lintera città di Zahedan, nelle province sud orientali del Baluchistan. Da lì in diretta televisiva e davanti a migliaia di persone si scaglia unaltra volta contro la «leggenda» della Shoah spiegando che Israele e il suo popolo andrebbero trasferiti altrove, forse in Europa, forse negli Stati Uniti o magari in Alaska.
«Hanno trasformato lOlocausto in un mito e lo antepongono a Dio, alla religione e ai profeti... se qualcuno mette in dubbio lesistenza di Dio nessuno dice nulla, ma se si mette in dubbio il mito del massacro degli ebrei, gli altoparlanti del sionismo e i governi sul libro paga dei sionisti incominciano a strillare», tuona Ahmadinejad. «Se siete stati voi a commettere questo crimine - domanda retoricamente a Germania ed Europa - perché loppressa nazione palestinese deve pagarne il prezzo?».
LAhmadinejad pensiero infiamma i cuori degli estremisti che agitano la folla. In un attimo la piazza sommerge le sue parole con una cascata di «Allah akhbar». Ma il presidente vuole spingersi ancora più in là. Vuole articolare meglio il suo ragionamento e dar ancora più spazio alle tesi esposte una settimana fa. «Se siete stati voi a commettere il crimine allora - spiega Ahmadinejad rivolgendosi allOccidente - dategli una parte delle vostre terre in Europa, negli Stati Uniti in Canada o in Alaska in modo che gli ebrei possano costruirvi il loro Stato».
Le sue dichiarazioni in un attimo rimbalzano dalle remote regioni del Baluchistan nel resto del mondo. In poche ore sia Israele sia lEuropa reagiscono indignate. Lo Stato ebraico affida la sua replica ufficiale al portavoce del ministero degli Esteri Mark Regev che definisce i commenti del presidente iraniano il risultato di «una perversa visione del mondo» e sottolinea «il pericolo derivante da unarma nucleare nelle mani di un regime così estremista». I portavoce del premier Ariel Sharon scelgono la linea della contrapposizione a tutto campo e ricordano che Israele potrebbe non restare a guardare. «Non ci sarà una seconda soluzione finale - ricorda Raanan Gissin - perché grazie al cielo Israele ha i mezzi per difendersi».
In Europa uno dei più decisi nel replicare è il ministro degli Esteri italiano Gianfranco Fini. «Il fatto che Ahmadinejad reiteri queste farneticanti affermazioni - commenta - non deve esimere nessuno dal ribadire tutto lo sdegno e deve sempre di più motivare la comunità internazionale per una posizione molto ferma». La Gran Bretagna in qualità di presidente di turno dellUnione Europea da la parola al ministro Douglas Alexander che parla di dichiarazioni «senza posto in un dibattito politico civile». Emma Udwin, portavoce della Commissione europea per gli affari esteri definisce inaccettabili le tesi di Ahmadinejad e accennando allimminente ripresa dei negoziati sul nucleare prevista per il 21 dicembre fa capire che con quei messaggi «lIran danneggia i propri interessi».
Largomento per gli iraniani è forse già chiuso. Nello stesso discorso sulla «leggenda» dellOlocausto il presidente iraniano ha promesso che Teheran «non indietreggerà di un passo sulla strada dei legittimi diritti sul nucleare». Poi cita lincidente aereo del C130 precipitato la scorsa settimana sulle case di Teheran e ricorda che con tutta probabilità è stato causato dallembargo americano sui pezzi di ricambio. Per lo stesso motivo, secondo Ahmadinejad, Teheran non potrà dipendere dallestero per il combustibile nucleare necessario non per scopi militari - sottolinea - ma solo per la produzione di energia elettrica.
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