Nel giorno in cui viene inaugurata dopo 36 anni la prima centrale atomica a Bushehr, sud dell'Iran, torna in movimento la situazione politica nel Paese degli ayatollah. Le due più alte cariche dello stato, la Guida Suprema ayatollah Ali Khamenei, e il presidente della Repubblica, Mahmoud Ahmadinejad sono ai ferri corti. Come scrivono i siti d'informazione all'estero «Iranpressnews» e «Digarban», l'entourage di Ahmadinejad ha accusato il fronte principalista, vicino a Khamenei, di voler creare disordini a Teheran nel corso della visita ufficiale del presidente nella regione Ardabil, programmata per questa settimana. Dall'altro lato, la stampa filo-conservatrice iraniana, vicina a Khamenei, ha chiesto al presidente di silurare entro una settimana uno dei suoi più stretti collaboratori.
Approfittando della profonda divisione che sembra profilarsi, si è rifatto vivo anche l'ex presidente Mohammad Khatami, che starebbe meditando di fare ritorno alla vita politica attiva, secondo l'agenzia «Fars» e il sito «Nedaye Enqelab», che citano un suo discorso. «L'establishment ha perso fiducia nel presidente Ahmadinejad e le fazioni dei conservatori sono divise - ha detto l'ex presidente -. Questa è la migliore opportunità che hanno i riformisti per tornare in campo e fare del loro meglio».
La prossima occasione in cui il fronte riformista potrà sfidare i conservatori sono le elezioni politiche del prossimo marzo. «Nella situazione attuale, è importante ritornare al potere politico - ha detto il 67enne Khatami - Ogni mossa strategica va considerata di conseguenza». Pur essendo vicino ai due leader riformisti Mir-Hossein Moussavi e Mehdi Karroubi, Khatami, due volte presidente (1997-2005) ha idee più moderate in merito al clero sciita che controlla il potere in Iran. I due chiedono inoltre il boicottaggio delle prossime elezioni, mentre l'ex presidente incita alla partecipazione.
Questo accade mentre il regime è riuscito a inaugurare finalmente la centrale nucleare di Bushehr, mettendo fine a una lunga querelle che ha portato le potenze occidentali a un passo dall'intervento in Iran nel recente passato per i sospetti che, dietro la costruzione della centrale, si celasse un progetto per dotare il regime degli ayatollah della bomba atomica.
Tra improvvise accellerazioni e incomprensibili ritardi, la centrale ha visto finalmente la luce alla presenza delle autorità di Mosca e Teheran, anche se la sua capacità massima di 1.000 megawatt sarà raggiunta solo a novembre e al momento esprimerà solamente il 35-40 per cento del suo potenziale. La costruzione dell'impianto è stata possibile grazie al supporto della Russia che ha fornito il know how, le tecnologie e il carburante per la centrale (e ha annunciato che aiuterà l'Iran a costruirne altre). Nel 1975 l'aiuto agli iraniani era stato fornito dalle società tedesche Siemens e Aeg-Telefunken. Dopo l'embargo imposto dagli Stati Uniti a causa degli eventi della Rivoluzione Islamica nel 1979, la Germania era stata costretta a sospendere le sue relazioni economiche con il governo iraniano e questo ha portato a una prima interruzione dei lavori.
Nel febbraio 1998 la Russia era subentrata per il completamento della centrale nucleare, inizialmente previsto per il 2006, poi slittato, secondo Mosca, a causa di ritardi nel pagamento della fornitura di uranio arricchito da parte iraniana e di problemi tecnici sorti all'interno dell'impianto. Secondo diversi esperti, il ritardo sarebbe dovuto invece alle pressioni degli Usa, che accusano la Repubblica Islamica di seguire un programma nucleare con scopi militari.
Nei primi mesi del 2010 sono stati completati i test preliminari per verificare la tenuta dei sistemi di sicurezza della centrale, mentre il 21 agosto scorso è stato inaugurato con una cerimonia ufficiale il primo reattore. Il 4 settembre la centrale di Bushehr è stata connessa alla rete elettrica nazionale.
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