Iran, condannato e impiccato per un omicidio commesso a 17 anni

L'esecuzione, ha reso noto l'agenzia Fars, è avvenuta poco prima dell'alba nel carcere di Evin, dopo che negli anni scorsi era stata rinviata per ben cinque volte

Iran, condannato e impiccato 
per un omicidio commesso a 17 anni

Behnud Shojai, un giovane iraniano condannato a morte per un omicidio commesso a 17 anni, è stato impiccato a Teheran dopo quattro anni di reclusione, nonostante la mobilitazione in suo favore di varie organizzazioni per i diritti umani e gli appelli dell'Unione europea perché gli fosse risparmiata la vita. L'esecuzione, ha reso noto l'agenzia Fars, è avvenuta poco prima dell'alba nel carcere di Evin, dopo che negli anni scorsi era stata rinviata per ben cinque volte. L'avvocato Mostafai, difensore di Behnud, ha detto all'ANSA che altri sette condannati per omicidi commessi quando erano minorenni dovrebbero essere impiccati a tempi brevi. La prima esecuzione è programmata per il 19 ottobre. Sul patibolo dovrebbe salire un giovane, identificato con il solo nome di Safar. Sono diverse decine i giovani rinchiusi nei bracci della morte in Iran per delitti compiuti quando avevano meno di 18 anni. Almeno quattro di loro sono stati impiccati nei primi cinque mesi di quest'anno, secondo i dati raccolti dall'associazione 'Nessuno tocchi Caino'. Tra di loro, la pittrice Delara Darabi, portata al patibolo il primo maggio scorso nella città di Rasht dopo una drammatica telefonata fatta ai genitori in cui annunciava la sua imminente esecuzione.

Le autorità iraniane giustificano la pena di morte per i minori di 18 anni con l'applicazione della legge islamica. E in base a questa stessa legge le sentenze capitali per omicidio possono essere cancellate solo se i familiari delle vittime concedono il perdono. E' così che si è salvata una donna, Akram, che doveva essere anch'ella impiccata a Teheran. E proprio per cercare di ottenere il perdono della vittima di Behnud Shojai, un ragazzo da lui ucciso in una rissa in un complesso residenziale della capitale, la magistratura ha rinviato per cinque volte la sua esecuzione. Ma tutto è stato vano, compresa una lettera di supplica inviata lo scorso anno dal condannato alla madre della sua vittima.

Il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini ha reagito alla notizia dell'impiccagione di Behnud esprimendo "profondo sconcerto" e ha rivolto "un sincero appello a Teheran a sospendere le altre esecuzioni" previste.

Allo stesso tempo il ministro ha fatto presente che la salvaguardia della vita umana e dei diritti fondamentali della persona costituiscono una premessa necessaria per consolidare il clima di fiducia apertosi con il negoziato sulla questione nucleare di Ginevra.

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