Iran, Karoubi accusa il regime: "Manifestanti stuprati in carcere"

Torture e stupri. L'ex candidato: "Le persone arrestate hanno affermato che alcune ragazze sono state violentate selvaggiamente"

Iran, Karoubi accusa il regime: 
"Manifestanti stuprati in carcere"

Teheran - Non solo torture, ma anche stupri. Questo sarebbe avvenuto nei giorni passati nelle carceri iraniane, vittime i manifestanti arrestati, per lo più studenti. La denuncia proviene dal candidato riformatore iraniano, Mehdi Karoubi. "Un certo numero di persone arrestate ha affermato che alcune ragazze sono state violentate selvaggiamente", scrive l’ex candidato alle presidenzialie in una lettera, di cui la France Presse ha ottenuto copia.

Abusi verso i ragazzi
"Anche dei ragazzi sono stati sottoposti ad abusi sessuali (...) e da allora soffrono di depressione e di seri problemi psicologici e fisici", ha aggiunto. Questa lettera è stata inviata il 29 luglio all’ex presidente iraniano Akbar Hashemi Rafsanjani, alla guida del Consiglio degli Esperti e di quello del Discernimento, due organismi chiave del potere iraniano. In assenza di risposta entro 10 giorni, Karoubi aveva annunciato che avrebbe pubblicato la lettera. Ieri, il procuratore generale, Qorbanali Dori-Najafabadi, aveva ammesso, con un gesto senza precedenti, che si erano verificati degli «errori» nelle carceri iraniane ai danni dei manifestanti detenuti e che questi errori sarebbero stati puniti.

Morti sospette Citava fra l’altro "l’incidente di Kahrizak", in riferimento alla morte di diversi detenuti nella prigione a sud-ovest di Teheran. Le autorità iraniane in precedenza avevano riconosciuto i decessi, attribuendoli però alla diffusione di un virus e non a violenze. Dopo le contestate elezioni del 12 giugno, che hanno decretato la vittoria del presidente uscente Mahmoud AHmadinejad, circa 2.

000 manifestanti sono stati arrestati. La maggior parte è stata liberata sotto cauzione, ma dietro le sbarre restano ancora almeno 60 persone. Il processo a loro carico si è aperto il primo agosto davanti al tribunale rivoluzionario di Teheran.

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