I più importanti esponenti riformisti iraniani arrestati dopo le presidenziali di giugno sono comparsi ieri davanti alla Corte rivoluzionaria di Teheran con laccusa di aver cercato di organizzare una «rivoluzione di velluto». Il processo, stando alle imputazioni, sembra prendere di mira tutto il movimento riformista dalle sue origini, 12 anni fa. A dare allevento le sembianze di una resa dei conti finale con lala del regime legata allex presidente Mohammad Khatami sono la statura degli imputati - tra i quali un ex ministro, tre ex viceministri e un ex portavoce governativo - la gravità delle accuse, che potrebbero portare, almeno in primo grado, a sentenze capitali, e la richiesta del pubblico ministero di sciogliere il più importante partito riformista, il Mosharekat.
Si tratta del quarto gruppo di arrestati posto sotto processo, dopo che altri 140 erano comparsi davanti alla Corte nelle settimane scorse. Il pubblico ministero ha accusato gli imputati di avere agito in un complotto «con i mezzi di informazione occidentali e con ambasciate delle potenze coloniali» a Teheran per portare alla rivolta la popolazione, affermando falsamente che la rielezione del presidente Mahmud Ahmadinejad fosse il frutto di brogli. Ad essere chiamati in causa sono stati anche i governi degli Usa, della Gran Bretagna e dellOlanda, accusati di avere finanziato con «milioni di dollari» emittenti radio-tv dellopposizione, e il miliardario americano George Soros, che secondo Teheran ha ispirato lideologia dei «rivoluzionari». Tra gli imputati cè Behzad Nabavi, ministro dellIndustria negli anni 80 nel governo del primo ministro Mir Hossein Moussavi, candidato moderato alle presidenziali di questanno.
Sul banco degli accusati anche Abdollah Ramezanzadeh, ex portavoce del governo Khatami, e tre ex viceministri tra cui quello dellIntelligence Said Hajjarian. Questultimo è semiparalizzato in seguito ad un attentato del 2000, ma ugualmente incarcerato per un mese e mezzo. Il pm ha detto che alcuni imputati, in particolare Ramezanzadeh e Hajjarian, si sono pentiti.
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