Iraniani in piazza, il regime picchia e spara

Violenza, violenza e ancora violenza. Nel giorno dell’annunciata resa dei conti con l’opposizione, il regime della famigerata ditta Khamenei&Ahmadinejad rinuncia definitivamente alle apparenze e distribuisce nelle strade dell’Iran omicidi, aggressioni e arresti arbitrari a tutti i livelli: semplici manifestanti e leader dell’opposizione, ex presidenti della Repubblica e del Parlamento e relative consorti, a chi tocca tocca.
Per ieri, 11 febbraio, trentunesimo anniversario della Rivoluzione islamica, la Guida Suprema aveva promesso «un pugno in faccia all’arroganza dell’Occidente». E pugni e non solo (anche bastonate e colpi di arma da fuoco) sono arrivati agli iraniani che non gradiscono la sfacciata trasformazione del regime in una dittatura violenta e nemica del suo stesso popolo, ma anche - sotto forma di dichiarazioni aggressive e minacciose - agli occidentali stessi, che sono stati informati del concreto avvio della produzione di uranio arricchito che non può servire ad altro che a preparare ordigni nucleari.
La violenza nelle strade, prima di tutto. Nonostante le minacce, gli arresti preventivi e l’accecamento dei media, ieri sono scesi per le strade di Teheran e delle principali città iraniane decine di migliaia di giovani della “Onda verde”, il movimento riformista sorto dopo la truffa elettorale che ha mantenuto al potere Mahmoud Ahmadinejad dopo le presidenziali dello scorso 12 giugno. I contestatori (che mancavano dalle piazze dalla fine di dicembre e che hanno subito da allora una dura e poco visibile repressione, già sfociata in diverse condanne a morte) hanno cercato di prender parte in modo pacifico alle celebrazioni ufficiali, alle quali intendevano ovviamente portare un contributo critico.
Ma già in mattinata, prima ancora che le manifestazioni avessero inizio, miliziani del regime e forze di sicurezza hanno compiuto aggressioni di inaudita violenza contro i dimostranti e i loro leader, senza più guardare in faccia a nessuno: l’ex presidente della Repubblica Mohammad Khatami e il leader riformista Mehdi Karroubi sono stati attaccati nelle loro auto e malmenati e perfino donne come Zahra Rahnavard, la 65enne moglie del leader riconosciuto dell’opposizione Mir Hossein Mousavi, e Zara Eshraqi, nipote del fondatore della Repubblica islamica Khomeini, sono state aggredite e bastonate: i loro sostenitori le hanno salvate a fatica dalla furia selvaggia dei basiji, gli stessi miliziani fanatici che nei giorni scorsi hanno assalito l’ambasciata d’Italia a Teheran. Arrestati personaggi illustri come Mohammed Reza, che è fratello di Khatami, marito della Eshraqi ed ex vicepresidente del Parlamento e il fratello di Karroubi, Ali. A Mousavi è stato impedito con la forza di recarsi in piazza Azadi, dove ha parlato Ahmadinejad.
In mancanza di una copertura giornalistica (ieri per la prima volta ai giornalisti stranieri è stato vietato di assistere perfino alle manifestazioni ufficiali), sono ancora una volta siti internet, Twitter e i blog, a informare su ciò che accade in Iran. Così si ha notizia del lancio di lacrimogeni e di colpi di arma da fuoco sparati sulla folla, che avrebbero provocato almeno tre vittime. Di una si sa il nome, Leila Zareyi: è una giovane di 27 anni. Si parla di decine di fermi e si sa anche che contro i manifestanti vengono “sparati” anche proiettili con vernice rossa, che servirà per identificarli e arrestarli successivamente.
E mentre nelle strade di Teheran, Isfahan, Mashad, Shiraz e delle altre principali città iraniane i suoi sgherri si scatenano, Ahmadinejad annuncia al mondo che l’Iran è ormai «un Paese nucleare». Il presidente ha detto con tono trionfalistico che la prima partita di uranio arricchito al 20 per cento è stata già prodotta e che c’è già la capacità di arricchimento fino all’80 per cento, «anche se al momento non ci interessa farlo». Il tutto mentre si ricorda, soprattutto ai Paesi vicini, che «l’Iran è una grande potenza regionale».


Atti e parole che ieri hanno spinto l’Unione europea, per bocca del suo “ministro degli Esteri” Catherine Ashton, a esplicitare il suo sostegno all’opposizione iraniana. Anche la Casa Bianca ha apertamente condannato le violenze e l’oscuramento di internet e con un comunicato ha precisato di non credere alle affermazioni di Teheran sull’arricchimento «nelle percentuali proclamate».

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