Gli irregolari curati come prima ma cade il divieto di denunciarli

RomaAhmed, irregolare marocchino che sbarca il lunario facendo lavoretti qua e là e spesso e volentieri rubacchia o vende qualche bustina di marijuana, stia pure tranquillo. La sua ulcera verrà sempre curata. Andrà in un pronto soccorso di Roma, Milano, Palermo o Torino piegato in due dal male e verrà visitato lo stesso. «Io male qui, tanto male». L’Italia garantisce le cure a tutti: ieri, oggi e domani.
E pure Mohammed, clandestino senegalese che fa dentro e fuori dalle patrie galere e vive tra i ponti di periferia e un tugurio occupato da anni dai suoi connazionali alle porte di Milano, stia sereno pure lui. Lo sbrego alla mano sarà sempre ricucito. «Io ferito e tanto male: tagliato lavorando... ». Dirà così al pronto soccorso. «Sì, sì come no... », si sentirà rispondere dal medico di turno che, comunque, lo cucirà. Non è necessario che confessi che quel taglio s’è l’è fatto durante l’ennesima rissa fuori da un locale, con altri balordi come lui. Verrà visitato, curato, ricucito.
E anche Renante, onesto filippino pagato in nero che si spacca la schiena tra aspirapolvere e ferro da stiro al servizio della signora romana da quindici anni ma con un permesso di soggiorno scaduto dalla notte dei tempi, non abbia timore alcuno. La sua gamba rotta per l’ultima caduta dal motorino verrà ingessata con analoga premura e diligenza. Ieri, oggi e domani. Nulla. Non cambia nulla.
E così Eleonora Rossi, giovane avvocato di Roma, si presenterà al pronto soccorso per quell’otite fulminante che non le fa chiudere occhio e non cambierà nulla. Farà la fila accanto ad Ahmed, Mohammed e Renante e quando sarà il suo turno le chiederanno la tessera sanitaria o la carta d’identità e lei avrà tutto bello pronto in borsetta: ecco qua. Le daranno un codice con un colore a seconda della gravità della patologia e verrà visitata e curata proprio come Ahmed, Mohammed e Renante. Succedeva così ieri, succederà così domani, anche dopo che è passata la norma targata Lega e che ha fatto gridare allo scandalo la sinistra.
L’emendamento al decreto sicurezza, proposto dal Carroccio e approvato dall’aula di Palazzo Madama, cancella soltanto un comma di un articolo di una legge in vigore dal 6 marzo 1998. Il comma abrogato dice che «l’accesso alle strutture sanitarie da parte dello straniero non in regola con le norme sul soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all’autorità». In pratica al medico era fatto divieto di denunciare una situazione di illegalità. Punto. Poteva, una volta curati Ahmed, Mohammed, Renante ed Eleonora, denunciare i primi tre? No. Fino a oggi non poteva farlo. E domani? Domani sarà obbligato a farlo? No. La legge appena votata al Senato, che ora passerà alla Camera, non obbliga affatto il medico «a fare la spia». Potrà farlo, se lo ritiene opportuno e, comunque, garantirà le cure a tutti, siano essi regolarissimi o no.
Attenzione però. Facciamo un altro caso: Mehmet, tunisino, anche lui irregolare, senza uno straccio di documento in tasca, si presenta al pronto soccorso sanguinante perché chiaramente colpito da arma da fuoco. Verrà curato come tutti gli altri, anche in questo caso, e il medico sarà obbligato a stilare un referto. E farà pure un rapporto alla polizia perché l’evento è correlabile a un reato. Lo faceva ieri, lo fa oggi e lo farà domani, a prescindere dall’emendamento-scandalo targato Lega nord. Non solo: la denuncia scatta in ogni caso, anche se il soggetto in questione è italiano da sette generazioni e con carta d’identità, passaporto o patente in perfetto ordine. Nessuno scenario apocalittico, quindi. Nessuna volante della polizia lanciata a sirene spiegate verso i pronto soccorso di tutt’Italia a far scattar manette agli irregolari bisognosi di cure.
Sul fronte politico è bufera ma il Carroccio esulta.

Federico Bricolo assicura di non comprendere lo scompiglio provocato dal colpo di bianchetto al divieto di denuncia: «Non capisco: succede così in molti altri Paesi, dove sta lo scandalo?». E così il sottosegretario alla Salute Francesca Martini: «I medici saranno lasciati liberi di scegliere e l’emendamento non va contro scienza e coscienza del medico; e dietro ogni medico c’è anche un cittadino».

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