«A volte la gente è talmente programmata per essere stupida da non concedersi la possibilità di sperimentare qualcosa di diverso». Parole urticanti di un uomo che concilia arroganza e intraprendenza, coraggio e ingenuità, genio e... regole meticolose. Signore e signori, ecco a voi Steve Albini, chitarrista e imprenditore. Uno che si è sempre concesso la possibilità di sperimentare qualcosa di diverso. Come artista in proprio, fin dagli anni Ottanta con i Big Black e oggi con gli Shellac. Come ingegnere del suono (guai a chiamarlo «produttore») per altri artisti del calibro di Nirvana ( In Utero ), Pixies ( Surfer Rosa ), P. J. Harvey, Robert Plant & Jimmy Page e quasi chiunque altro abbia contato qualcosa nel rock indipendente degli ultimi venticinque anni, inclusi i catanesi Uzeda (ascoltate l'eccellente Stella del 2006 e poi i precedenti album). Ex titolare di un blog sul cibo, dodicesimo classificato alle World Series di poker nel 2013, conferenziere itinerante, Steve Albini, figlio di immigrati piemontesi, è nato a Pasadena, in California, nel 1962. La sua città d'adozione è Chicago, dove nel 1995 ha fondato l'Electrical Audio, studio di registrazione leggendario.
Mr Albini è la prova vivente che il mercato, lungi dall'appiattire la proposta artistica, permette di essere creativi alle proprie condizioni, anche le più avventurose e «impossibili». Per sperimentare qualcosa di diverso, Albini nel 1981 mette in piedi i Big Black, una band di nicchia ma destinata a lasciare un segno indelebile. Batteria elettronica martellante, suoni di chitarra abrasivi, poca o nessuna melodia. Un assalto reso ancora più estremo dai testi di Albini in cui i Big Black fanno a brandelli il politicamente corretto, ancora prima che esistesse. Temi delle canzoni di Bulldozer (1984), che impongono la band all'attenzione generale: ragazzi del Missouri che provano piacere nell'infilarsi in un mattatoio durante la macellazione delle vacche; sterminio di piccioni; cani addestrati ad aggredire i negri, con un frammento di comizio di un suprematista bianco; sbruffoni di provincia; paraplegici. Già che ci sono, i Big Black pubblicano anche un 45 giri che si intitola Il Duce , in copertina c'è Benito Mussolini. La tolleranza del pubblico liberal , a cui Albini si rivolge, è messa a dura prova, osserva il giornalista-musicista Michael Azerrad in American Indie (Arcana, 2010). Qualcuno fraintende le provocazioni e scambia i Big Black per un gruppo razzista e omofobo. Risposte assortite nel corso degli anni, mentre l'album Atomizer (1986) si impone come un capolavoro: «Ho meno rispetto per l'uomo che domina la sua ragazza chiamandola “signorina” che per quello che tratta bene le donne ma le chiama “puttanelle”». «Un sacco di gente sta molto attenta a non dire nulla che possa offendere certe categorie di persone o fare qualcosa che possa essere interpretato male. Ma ciò di cui non si rende conto è che il punto è cambiare il modo in cui vivi, non quello in cui parli». «Non darei due schizzi di vomito di un vecchio tossico negro in cambio dei vostri trattati politico-filosofici». Nel 2014, il nuovo album degli Shellac, il magnifico Dude Incredible , presenta idee più mature ma altrettanto insolite. Si va dalle lotte tra gruppi di scimmie per sedurre le femmine fino a una visione molto particolare della politica. Ricorrente è la riflessione sui surveyors , gli agrimensori che fondarono gli Usa misurando il terreno per delimitare le proprietà. Jefferson e gli altri padri degli Stati Uniti istituirono un legame stretto tra territorio e rappresentanza. Oggi la parola surveyors implica invece la sorveglianza dall'alto di uno Stato occhiuto e rompiballe.
I Big Black, pur giunti a un passo dal successo, non hanno mai avuto un contratto discografico, un agente, un tour manager, un avvocato. La filosofia del fai-da-te, tipica del punk, era portata alle estreme conseguenze. Trent'anni dopo, gli Shellac, che hanno un seguito rilevante, sono considerati dai componenti (oltre ad Albini, Bob Weston e Todd Stanford Trainer) alla stregua di un serissimo hobby. All'autogestione bisogna aggiungere la tendenza a incidere saltuariamente e a scegliere le tappe dei tour in base al desiderio di visitare alcune città invece di altre. Può darsi che gli Shellac si presentino in un paese della Calabria e non a Milano. Oppure che girino in lungo e in largo i Balcani senza affacciarsi in Gran Bretagna.
Albini è famoso per le sue idee controcorrente e proprio in questi giorni ha espresso giudizi sorprendenti sul futuro del mercato musicale, a suo avviso destinato a ridiventare florido. Punto di partenza: le grandi case discografiche drenano denaro fuori dal sistema e sono un ostacolo al guadagno per quasi tutti gli artisti (fanno eccezione solo i fenomeni mondiali). Se chiudono, amen. Qualche parassita in meno. In un articolo del 1993, conti della serva alla mano, Albini dimostrava che i contratti sono quasi sempre una fregatura per le band, che producono ricchezza per tutti ma non per se stesse. Internet è quindi una grande risorsa perché consente di sviluppare al meglio la filosofia del fai-da-te. Rapporto diretto con gli appassionati, maggiore esposizione dei brani, aumento della richiesta di concerti, possibilità di realizzare prodotti ad hoc per i propri fan. Per questo, Albini ritiene superato il copyright: la libera circolazione della musica è vantaggiosa per l'artista e per il pubblico.
Anche come ingegnere del suono, Albini è lontano da ogni standard. A suo parere, il disco appartiene in toto a chi lo ha scritto ed eseguito. Il ruolo del produttore, titolo che rifiuta in quanto pomposo, è marginale. Di conseguenza, a differenza di tutti i suoi colleghi, rifiuta le royalties sugli incassi. Si fa pagare a tempo, «come un idraulico», e non sottoscrive contratti.
Avesse lavorato soltanto a In Utero dei Nirvana, quest'uomo avrebbe comunque rinunciato a una montagna di dollari. Il fatto è che di dischi, molti di relativa cassetta, ne ha incisi oltre 1.500. Forse non ha guadagnato molto ma si è tolto lo sfizio di sperimentare qualcosa di diverso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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