E chi l'avrebbe mai detto? Isabella Santacroce, considerata la più trasgressiva delle autrici italiane, ha pensato e creato un evento proprio per la Vigilia. La scrittrice, che con l'ultimo Lulù Delacroix (Rizzoli) ha dato alle stampe uno dei migliori romanzi degli ultimi anni, seguendo l'adagio che sotto le feste tutti diventano più buoni ha deciso di partecipare a suo modo. Ha composto un'opera inedita, che qui anticipiamo, tra «grahic novel» e poesia,tra preghiera laica e adorazione di un Bene che non si trova facilmente dietro ogni albero.
La Santacroce ha appena lanciato sulla sua pagina Facebook (10 mila
«amici») quello che chiama «il mio libretto ». Isabella ha deciso
di condividere la sua visione (poetica) con i lettori per una Vigilia
alternativa: l'invito è quello di far vivere il suo «libretto». A
pochissime ore dalla messa su Facebook sonogià moltissimi i
lettori, attori, artisti, scrittori, videomaker che parteciperanno:
da Roma a Bologna, dalla Malesia a Londra, in molte città
assisteremo alle performance più svariate. Nulla di anticlericale o
blasfemo, anzi: la Santacroce ha deciso, per la prima volta, di
mostrare quella tenerezza che si nasconde tra le pagine di romanzi
che in troppi definiscono violenti senza averli letti. Diffidente e
restia alle interviste, ha deciso di raccontarsi in una Rimini
innevata, alla luce del giorno (la Santacroce preferisce parlare dalla
notte al far del mattino). Candida, timorosa, quasi timida, dietro i
suoi tacchi a spillo 16, dietro il suo abbigliamento da severa dama
dell' 800 e al contempo da icona del sadomaso, si lascia andare a
sorrisi imprevisti con il rossore di chi sembra commettere il più grande dei peccati.
Da dove nasce l'idea di riportare sul palcoscenico della vita un tuo scritto?
«Ho trascorso sette notti disegnando e scrivendo a mano il mio
libretto, e mentre lo creavo nasceva in me la voglia di scagliarlo
addosso a quello che definisco il "silenzio
del terribile". Perché oggi il terribile è silenzioso, non vuole
conversare, non desidera risposte, fa finta di non esserci, così può
regnare indisturbato. Nel silenzio del terribile abita tutto ciò che ci
vuole trasformare in folla senza volto: possiamo uscire soltanto per
fare compere o per eseguire ordini impartiti sempre silenziosamente
dal terribile. Io credo che tutto ciò sia rivoltante, e così ho pensato a
una rivolta contro il rivoltante ».
Perché la scelta di farlo vivere, regalandolo, nelle strade, nelle piazze, nelle case?
«Al fine di scagliare addosso al silenzio del terribile questo mio libretto
in verità violento ma pieno di amore, facendolo così divenire un suono
potente di rivolta, ho pensato di dar vita alla perfomance collettiva
dei " Cerbiatti Rivoltosi" ( questo il nome del gruppo creato dalla
Santacroce sul suo gruppo Facebook, ndr) che coinvolgerà quasi tutte le città italiane e non
solo, e di cui il mio libretto è l'emblema. Chi partecipa diventa il
protagonista di questa rivolta, e sceglie come esibirsi. Non si tratta
di volantinaggio: ognuno decide come lasciarlo, se abbandonarlo o
lanciarlo, se farlo cadere dai tetti, infilarlo in bocca ai passanti,
danzarci sopra o buttarlo per terra, costruire castelli, bruciarlo
davanti alla gente, poggiarlo sulla solitudine
di una panchina, vestirsi da mago e far scomparire dentro un coniglio
quello che ho fatto, camminare sui trampoli e donarlo alle stelle,
cantare, suonare, recitare, gridare, travestirsi, giocare e poi ridere».
Come mai la scelta del 24 dicembre ?
«Perché il 24 dicembre è la vigilia di Natale, e in quel giorno la
parata dell'ipocrisia sfilerà per le strade fingendo che tutto sia
perfetto, e negli occhi degli scheletri a comporla, chissà quante
pubblicità di doni ci saranno ad accecarli. Allora ho immaginato tra
questi rassegnati, a volte inconsapevoli, i Cerbiatti Rivoltosi,
loro bellissimi e vivi».
Nel libretto scrivi: «Il mio cuore una cattedrale incendiata».
«Sì, ho scritto "Il mio cuore una cattedrale incendiata nella via
dolorosa. Menzogna, questo è il nome di chi mi spezza". Ho scritto
questo perché la mia vita assomiglia a una via crucis, e così come
accaduto a Gesù Cristo, è la menzogna a spezzarmi».
Una Emily Dickinson 3.0?
«Il rapporto d'amore enorme che ho con le parole solo in lei l'ho
trovato. E come lei fatico a lasciare le mie stanze, uscire di casa è
per me una sfida. Ogni tanto quando sono triste per rallegrarmi scrivo
l'autobiografia della mia infanzia, e in questa autobiografia ho
scritto: "Emily Dickinson mi assomiglia, nessuno mai ho conosciuto
che mi somigli così tanto. Una prigione di parole e poi nessuno"».
Cosa rispondi a chi vede come icona della trasgressione e del sadomaso?
«La persone spesso vedono ciò che fa a loro comodo vedere. Non sono
trasgressiva, sono sovversiva. Da sempre vivo nella dimensione del
sacro, ovvero quella degli estremi, così come era pensata da
Bataille.Ciò che avvicina il santo al peccatore è l'essere fuori
dalle vie di mezzo, e rappresentando una rottura dell' ordine medio,
figurare come sovversivi. Io sono fuori dalle vie di mezzo».
Cosa pensi della narrativa italiana contemporanea?
«Non penso nulla, non leggo narrativa. Amo la letteratura, la sua
maestosità in grado di aprire le porte della vita affinché ciò che
nascondono sia svelato: la letteratura è rivelazione. La narrativa
invece si limita a raccontare la realtà, non sa neppure cosa sia la
vita, è un occhio cieco, è menzogna, e anche lei appartiene al terribile che ci circonda».
Cosa farai a Natale?
«Lavorerò. Da sola. Di notte. Nella mia nuova casa. In questi mesi sto ultimando la trilogia denominata Desdemona Undicesima .
Dopo il primo libro, V.M.
18, ovvero l'inferno della trilogia, e il secondo, Lulù Delacroix, il paradiso, ora sto scrivendo il purgatorio. La trilogia Desdemona Undicesima è una nuova divina commedia, credo a Dante Alighieri piacerebbe».
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