Gli islamici contro il Comune: «Senza palestre per pregare»

Il rischio: duemila fedeli pronti a occupare le strade Cadeo: «Tutto ok, c’è il Palalido»

(...) Il caso lo riepiloga la Quartieri: «Venerdì inizia il Ramadan ma il Comune ha negato di fatto il diritto di culto ai cittadini islamici perché non ha concesso loro, come gli anni scorsi, l’utilizzo di alcuni centri sportivi comunali per pregare. C’è il rischio che venerdì tutte queste persone siano costrette a riversarsi sui marciapiedi. Non chiedono una moschea ma luoghi per pregare, cerchiamo di evitare tensioni». Dal 1996 a oggi, spiega il direttore della Casa della cultura islamica di via Padova 144, Asfa Manahoud, i musulmani non si erano mai trovati in questa situazione: «La nostra sede - dice - contiene al massimo 350 persone. Nel ’96, con l’aumentare dei fedeli, ci siamo rivolti al Comune che ci ha sempre affittato tre palestre ogni venerdì dalle ore 13 alle 14.30. Abbiamo fatto fatica a convincere la comunità ad andare a pregare in un centro sportivo, ma con il tempo ci siamo riusciti». Il contratto per le strutture di via Cambini, via Iseo e via Crespi è stato rinnovato negli anni, ogni sei mesi. «Fino allo scorso 31 agosto - afferma - quando una lettera di MilanoSport ci comunicava che il rapporto veniva sciolto perché l’uso delle palestre è consentito solo per attività sportiva. E proprio ora che inizia il ramadan ci troviamo in grossa difficoltà, si rischia il caos totale in via Padova perché i 2mila fedeli rimasti senza “casa” si riverseranno qui, se bloccheranno la strada non sarà colpa nostra». Il presidente di MilanoSport Cesare Cadeo rassicura «gli amici musulmani: almeno fino a fine settembre potranno contare sul Palalido, lo spazio è libero e stamattina (ieri, ndr) abbiamo firmato l’ok. Mi dà fastidio che si pensi che non vogliamo concedere le palestre perché si tratta di cittadini islamici. Quelle che utilizzavano non possono supportare la presenza di 500 persone, non ci sono nemmeno sufficienti uscite di sicurezza. Sono presidente della società da sei mesi e non posso discutere le decisioni di chi mi ha preceduto, ma non intendo mettere a rischio la sicurezza di chi frequenta quegli spazi, idonei a contenere solo un limitato numero di persone». Integrazione, sottolinea l’assessore allo Sport Giovanni Terzi, «è anche fatta di reciprocità. La preghiera va garantita, ma anche la sicurezza e un nuovo modo di interagire del mondo musulmano». Problema risolto fino a fine mese e per il futuro secondo Terzi «non so se troveremo strutture sportive abbastanza capienti, su altre alternative ragioneremo insieme, si affronterà la questione in giunta».

Anche l’assessore alle Politiche sociali Mariolina Moioli ieri si è «attivata subito per capire cosa è cambiato rispetto agli anni scorsi. Certamente è intenzione del Comune garantire luoghi di culto a chi vuole pregare».

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