In Islanda il governo si dimette: "Per la crisi"

Il premier Haarde annuncia l'addio: il Paese è sconvolto da una crisi economica profonda da oltre quattro mesi. Le banche sono crollate, inflazione e disoccupazione sono ai massimi

In Islanda il governo 
si dimette: "Per la crisi"

Reykjavik - La crisi mette in ginocchio l'Islanda. Il primo ministro Geir Haarde ha annunciato le dimissioni immediate del governo in seguito alla crisi economica che ha travolto il Paese da quattro mesi. "Sono qui per annunciare che io e la leader del partito socialdemocratico abbiamo deciso di non portare avanti la coalizione" ha dichiarato Haarde nel corso di una conferenza stampa. Il partito dell’Indipendenza, formazione di centro-destra del primo ministro, condivide il potere con il partito socialdemocratico, guidato da Ingibjorg Solrun Gisladottir, ex sindaco di Reykjavík e attuale e ministro degli Esteri, dal maggio 2007. Il mandato scadrebbe nel 2011, ma la coalizione aveva nei giorni scorsi auspicato lo svolgimento di elezioni anticipate il prossimo 9 maggio.

Nessuna ricandidatura Il 57enne Haarde, che la settimana scorsa ha escluso una sua ricandidatura, anche a causa di gravi problemi di salute (gli è stato diagnosticato un tumore maligno alla gola), ha precisato che non può accettare le richieste fatte dal partito social-democratico di guidare il governo. L’annuncio di elezioni anticipate non ha però calmato le proteste dei cittadini, che da ottobre manifestano quasi quotidianamente chiendendo le dimissioni dell’esecutivo. Sabato davanti al parlamento si sono presentati in 5mila, nel giorno in cui un sondaggio dava la soglia di popolarità della coalizione al livello più basso a vantaggio dei partiti sinistra-Verdi. Nel fine settimana il capo del governo ha tenuto una serie di colloqui con la presidente dei socialdemocratici Ingibjorg Solrun Gisladottir, per discutere del futuro della coalizione.

Crisi senza confini Sabato, tuttavia, il ministro del Commercio islandese, Bjorgvin Sigurdsson, ha annunciato le sue dimissioni motivate dal collasso economico che ha travolto l’isola scandinava. Il crollo del governo pareva ormai inevitabile.

Le banche del Paese scandinavo sono crollate in autunno sotto il peso di ingenti debiti, della crescita dell’inflazione e della disoccupazione, senza trascurare il crollo della corona. Il governo ha reagito nazionalizzando una delle banche più importanti, cercando l’aiuto del Fondo Monetario internazionale (Fmi), tagliando i tassi di interesse e adottando altre misure.

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