Per ora è un annuncio e si attende di conoscerne i dettagli. Ma Israele, cedendo alle pressioni internazionali, ha deciso di alleggerire il blocco su Gaza: una nuova lista di 140 prodotti per uso civile, tra i quali si sa che saranno compresi alimentari, utensili da cucina e per la casa, cancelleria e giocattoli, integrerà i beni che potranno entrare via terra nella Striscia, un territorio esiguo (meno di 400 chilometri quadrati di superficie) dove si accalcano un milione e mezzo di palestinesi, metà dei quali sono bambini o ragazzi.
Rimangono vietati per ragioni di sicurezza stabilite da Israele altri 120 beni e materiali, primi fra tutti quelli da costruzione nel timore che vengano in realtà utilizzati per realizzare strutture militari: sono state tuttavia annunciate eccezioni per i progetti civili sotto la supervisione internazionale. Restano inoltre in vigore le misure di sicurezza per impedire lentrata di armi a Gaza e soprattutto il blocco navale contro il quale nelle scorse settimane ci sono state iniziative, in parte dimpronta pacifista e in parte palesemente anti-israeliane, che hanno portato alla violenta reazione israeliana e al cambiamento sostanziale della situazione sul campo.
In cambio delle concessioni annunciate, il governo israeliano chiede che la comunità internazionale «si attivi per la liberazione immediata di Gilad Shalit», il soldato israeliano catturato da Hamas nel giugno 2006. Va ricordato che il blocco su Gaza era stato deciso come strumento di pressione su Hamas proprio per ottenere il rilascio del militare prigioniero. Israele sperava che il peggioramento delle condizioni di vita a Gaza avrebbe portato a una rivolta contro Hamas ma non è stato così.
Hamas, il movimento integralista islamico che dal 2007 governa nel territorio palestinese, ha reagito lamentando con toni sprezzanti «lirrilevanza» delle concessioni di Israele, accusato di voler così «aggirare la volontà della comunità internazionale» e chiedendo che il blocco venga sollevato totalmente: in caso contrario, «lintifada delle navi continuerà». Anche il capo negoziatore dellAutorità nazionale palestinese, il più moderato Saeb Erekat, ha liquidato il passo israeliano come «non sufficiente».
Toni pesanti anche dalla Siria. Per il presidente Bashir el Assad Israele è guidata da un «governo piromane» e il sanguinoso raid contro una nave che portava aiuti a Gaza ha aumentato i rischi di guerra nella regione: ogni possibilità di pace nel prossimo futuro è stata distrutta da questa azione israeliana, ha aggiunto Assad.
Positivi invece i commenti americani e, un po più cautamente, quelli europei. Il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini ha elogiato lo spirito delliniziativa di Netanyahu, definendo Israele «un Paese ragionevole e democratico» in grado di comprendere leffetto controproducente «dellassedio a Gaza».
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