Israele fa guerra alle moschee rumorose: i vostri altoparlanti non lasciano dormire

La libertà di culto è importante, ma anche il sacrosanto diritto del pubblico a dormire sogni sereni va difeso ad oltranza: questa, nella sostanza, la considerazione che ha spinto la parlamentare Anastasia Michaeli (del partito nazionalista Israel Beitenu) ad invocare la neutralizzazione degli altoparlanti dei minareti, in una rumorosa crociata che desta già palpitazioni di angoscia e di collera negli ambienti islamici locali. In questa stagione, in Israele il primo richiamo del muezzin (due-tre minuti) avviene alle 4.45 del mattino. Un’ora troppo mattutina, secondo la parlamentare, per svegliare di soprassalto centinaia di migliaia di israeliani non musulmani, che risiedono in località a popolazione mista.
Per mesi ha condotto una ricerca ad ampio raggio, per verificare se la ortodossia islamica offra soluzioni al problema e come esso sia stato affrontato altrove. Ha scoperto che la sincronizzazione geografica dei minareti è ammessa in principio al Cairo, in Bahrein, nell’Autorità nazionale palestinese, in Giordania e in località turche e siriane. Se tutte le moschee di una località lanciassero i richiami nello stesso preciso momento il problema - ritiene - sarebbe già ridotto.

La potenza in decibel degli altoparlanti - ha appreso la Michaeli - viene poi attentamente controllata nella moschea di Amsterdam, dove peraltro è permesso emettere richiami solo al venerdì. Più interessante ancora l’esperienza della moschea di Marsiglia dove, sostiene, è allo studio la sostituzione di messaggi sonori con il lancio in cielo di raggi di color viola, cinque volte al giorno.

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