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Israele, Hamas sbatte in tv i figli di una kamikaze

Intervista agghiacciante ai due orfani della prima donna palestinese che nel gennaio del 2004 si fece saltare in aria a un posto di blocco israeliano. Domande choc a bimbi di quattro e sei anni: guarda il video. "Ora dov'è la tua mamma?", "Quanti ebrei ha ucciso?"

Israele, Hamas sbatte in tv 
i figli di una kamikaze

Agghiacciante. E basta. Mohammed ha quattro anni e mezzo. La sorellina Dhoha due di più. Scivolano, s’aggrappano alla finta pelle di due smisurate poltrone girevoli. Scrutano lo studio televisivo. Ad occhi socchiusi tra i riflettori accecanti. Ascoltano distratti la voce suadente del presentatore. «Chi li ha consegnati ad Al Aqsa Tv? Chi li ha dati in pasto alle telecamere di Hamas? Dov’è la mamma?», ti chiedi.

Loro son lì proprio perché la mamma non c’è più. Rim Al-Riyashi li ha salutati la mattina del 14 gennaio di tre anni fa. Li ha baciati. S’è stretta in vita il giubbotto esplosivo. S’è tirata dietro la porta. Alle nove di mattina aveva lasciato questo mondo tirandosi dietro tre militari e un civile israeliano. Grumi di carne e sangue al valico di Erez, alla porta della Striscia di Gaza. La sera lo sceicco tetraplegico Ahmed Yassin, benedì la mamma 22enne, la proclamò prima «donna martire» di Hamas.

Il presentatore ricorda, guarda Dhoha «Dov’è mamma ora?» «In paradiso», risponde lei, ma sembra dire «è rimasta a casa». Lui vuole un perché. Dhoha ascolta stupita. «Lo sanno tutti», urlano i suoi occhi. «Ha affrontato il martirio», sussurra la vocina. È riuscito a strapparglielo di bocca. Da Mohammed vuole particolari in più. «Dunque ha ucciso degli ebrei.. non è vero?.... Mohammed, sai dire quanti ne ha uccisi?». Il braccino si tende, la mano alza quattro dita «Così....». «Quanti sono così... dai diccelo...», insiste il presentatore. «Cinque», risponde confuso Mohammed. «Le vuoi bene? Ti manca... dov’è la mamma?», rilancia la voce. «In paradiso», ripete anche lui.
Si torna da Dhoha. «Che cosa ti piacerebbe recitare?». Lei prende fiato, tira un sospiro dal fondo della pancia, sciorina a mitraglia una surah del Corano: «Nel nome di Allah misericordioso e compassionevole: quando arrivano l’aiuto di Allah e la vittoria e vedi il popolo affacciarsi a schiere alla religione di Allah, allora celebra le lodi del tuo Signore, chiedigli il perdono perché lui è sempre pronto a mostrare compassione».

Il presentatore non è soddisfatto. Gli accordi, si capisce, erano diversi. «Cos’altro vuoi recitare?». Dhoha lo guarda esterrefatta. Si copre la bocca con la mano. Le luci negli occhi le fan scordare tutto. Mohammed agita piedi e gambe... Sembra in bicicletta alla scalata dei Pirenei. Lui non se ne cura. «Allora dopo la surah cosa reciti...». Dhoha si ravvede: «Mama Rim».

La voce dell’intervistatore squilla di gioia. «Ci siamo - pensa lui -: facci sentire la poesia di Mama Rim». La bambina sospira. Braccia incrociate al petto. Bocca che annaspa. Un altro sospiro: «Non so». La voce del presentatore si spazientisce: «Qualsiasi altra cosa... cosa ti piace recitare?». Una manciata di secondi e la risposta si fa sincera: «Fammi parlare di quando vado all’asilo».

A lui non gliene frega niente. Ci riprova con Mohammed. «Tu la sai recitare?» La testina fa sì, i piedini pedalano ancora più forte. «Allora forza... recitala per noi!» La testina di Mohammed si agita, la lingua non sputa mezza parola. «Adesso ricordo», si riprende Dhoha. Mohammed le ruba la scena, guarda fisso la scrivania. «Vado solo all’asilo», ripete. Se potesse aggiungerebbe «ma come fai a chiedermi queste robe». Il presentatore non si smuove di un millimetro, Dhoha lo travolge. «Anch’io voglio raccontarti dell’asilo». Ma là dentro dell’asilo di Dhoha e Mohammed, della loro infanzia, dei loro giochi di bimbi non interessa un fico secco a nessuno. Vogliono Mamma Rim. Pretendono l’elegia per la mamma kamikaze. L’esigono. A costo di strappargliela di bocca. «Insomma non hai mai sentito quella poesia?.... Ce la vuoi recitare?», insiste la voce. Dhoha parte. «Rim sei una bomba di fuoco...». Balbetta, lo guarda, implora di farla finita. «Avanti continua», l’incoraggiamento è impietoso. «I bambini e la mitraglietta sono il tuo motto». Di nuovo in panne.

Lui ci riprova con Mohammed. Quello farfuglia solo dell’asilo. «Ho finito», taglia corto Dhoha . «Ok - concede lui - ma almeno vuoi andare da mamma?». Dhoha sorride, alza gli occhi al cielo, snocciola un sì. Negli occhi le leggi l’ultima, unica sincera preghiera.

«Ora fateci tornare a giocare».

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