Israele libera altri 500 palestinesi e chiude l’intesa sul caso Shalit

Per un soldato che torna a casa, altri prigionieri che vengono rilasciati. Dopo la liberazione del soldato israeliano Gilad Shalit, Israele ha rimesso in libertà ieri sera il secondo gruppo di 550 detenuti palestinesi. Patti rispettati, dopo il rilascio, lo scorso 18 ottobre, del soldato catturato da militanti di Gaza nel giugno del 2006. A ottobre, nel giorno del ritorno alla vita di Shalit, era stato liberato un primo gruppo di 477 prigionieri palestinesi detenuti in Israele. Con la nuova tappa messa in atto ieri arriva a compimento l’intesa, raggiunta anche grazie alla mediazione egiziana e che prevedeva la liberazione di 1.027 prigionieri palestinesi. In base all'intesa è stato Israele a scegliere quali di questi dovessero essere liberati nel secondo round.
Ma la mossa arriva fra le polemiche, lasciando l’amaro in bocca a molti israeliani. Sabato sera l’Alta Corte di Giustizia ha rifiutato il ricorso contro il rilascio presentato dai familiari delle vittime degli attacchi per i quali i palestinesi erano detenuti. La Corte ha stabilito che la questione ha delle implicazioni politiche e di sicurezza e quindi di non avere l’autorità di intervenire nelle decisioni del governo.
E sullo sfondo le tensioni tra i due gruppi non si placano affatto. Il ministero dell’Edilizia israeliano ha pubblicato ieri sul suo sito Internet una gara di appalto per la costruzione di 1.

028 nuovi alloggi in tre insediamenti a Gerusalemme-Est e in Cisgiordania, 500 a Har Homa, sobborgo di Gerusalemme Est, e più di 500 in due insediamenti in Cisgiordania, 348 a Beitar Ilit e 180 a Givat Zèev. I nuovi alloggi sono stati messi in cantiere «dopo la candidatura palestinese all’Onu di settembre», ha spiegato un portavoce del ministero.

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