Israele manda l’esercito contro i coloni

Quattro anni dopo lo sgombero dalla Striscia di Gaza e dei suoi insediamenti, Tsahal (acronimo dell’esercito israeliano) progetta una nuova operazione in grande stile contro i coloni.
I piani prevedono il richiamo di sei brigate, nonché di unità di riservisti, dei servizi segreti, della polizia e della aviazione. Il tutto nell’intento di obbligare i 300mila coloni a rispettare il congelamento temporaneo dei nuovi progetti edili in Cisgiordania, decretato dal governo nel tentativo - finora vano - di rilanciare negoziati di pace con l’Anp (Autorità nazionale palestinese) di Abu Mazen.
Se i dirigenti del movimento dei coloni asseconderanno la politica del governo «non ci sarà necessità di ricorrere alla forza», ha precisato in giornata il ministro della difesa Ehud Barak. Ma se si ripeteranno le proteste e le violenze delle settimane scorse - è lasciato intendere - allora si ricorrerà alla coercizione. Interi insediamenti saranno isolati, la rete telefonica cellulare sarà schermata, la stampa sarà tenuta lontana. E ciò per consentire la demolizione di edifici illegali. Fra gli scenari presi in considerazione vi è l’eventualità che elementi estremisti fra i coloni possano aprire il fuoco contro i soldati. Le attività di Tsahal avrebbero dovuto cogliere di sorpresa gli abitanti degli insediamenti, forse già nei prossimi giorni.

In giornata il portavoce militare ha precisato che i piani rivelati sono soltanto una prima bozza. Ha aggiunto che in caso di necessità saranno inviati negli insediamenti di preferenza agenti di polizia e della guardia di frontiera, e non soldati.

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