Noam e Aviva, i genitori del soldato Gilad Shalit, da quattro anni prigioniero di Hamas a Gaza, hanno chiuso ieri la loro casa a Mitzpe Hila, in Alta Galilea, per cominciare una marcia di 12 giorni che si concluderà a Gerusalemme davanti alla residenza del premier Benyamin Netanyahu. Lobiettivo: premere sul governo affinché arrivi a un accordo con Hamas che restituisca il figlio alla famiglia. Una marcia alla quale ha partecipato una folla che la polizia ha stimato in diecimila persone: gente di ogni età e condizione sociale, da semplici cittadini, tra i quali anche esponenti della piccola comunità drusa, a impiegati, docenti e deputati, che ha marciato compostamente ai margini della strada, sventolando bandiere israeliane e portando grandi cartelli con scritte invocanti il ritorno di Shalit.
«Chiedo a tutti gli israeliani, a chi pensa che quattro anni siano troppi, di associarsi alla nostra marcia e di usare le sue gambe per esternare il suo sostegno e la sua protesta», ha detto Noam alla folla. Oggi, ha continuato, «cominciamo un lungo viaggio la cui fine ignoriamo». In ogni caso, ha detto, «non torneremo a casa senza nostro figlio». La marcia procederà a tappe, ogni volta sostando per la notte in una località diversa, fino alla destinazione finale.
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