«Israele? Se lo prendano Germania e Austria»

Due mesi fa la sparata sulla cancellazione dalla carta geografica

Roberto Fabbri

Hitler e i suoi degni compari, prima di provvedere più drasticamente ad Auschwitz e dintorni, avevano progettato di spedire gli ebrei tedeschi in qualche isola remota come il Madagascar. Stalin, antisemita neanche tanto occulto, si era inventato un’improbabile Repubblica sovietica degli ebrei, anch’essa collocata in un angolo lontanissimo della sterminata Urss. I tempi cambiano, ma c’è sempre qualche «statista» che ritiene suo diritto (o addirittura dovere) risolvere la questione ebraica. L’ultimo è Mahmoud Ahmadinejad, presidente dell’Iran islamico che già lo scorso ottobre si era fatto notare per un suggerimento radicale: cancellare Israele dalla carta geografica. Evidentemente soddisfatto del risultato ottenuto con la sua sparata (la condanna dell’Onu e del mondo intero con l’eccezione del rumoroso silenzio della maggior parte dei Paesi musulmani) Ahmadinejad è tornato sull’argomento ieri, sparandola ancora più grossa.
«Germania e Austria fatevi avanti - ha detto in tutta serietà il presidente iraniano in un’intervista ai margini della conferenza stampa conclusiva del vertice dell’Organizzazione della Conferenza islamica alla Mecca - e concedete due vostre province o quelle che volete al regime sionista in modo che possano creare uno Stato sostenuto dall'intera Europa e il problema sarà risolto alla radice». Ahmadinejad afferma che la sua proposta abbia senso, dal momento che tedeschi e austriaci sono i responsabili riconosciuti delle persecuzioni inflitte agli ebrei nel corso della Seconda guerra mondiale.
Tuttavia, il presidente iraniano mette in dubbio le cifre drammatiche dello sterminio degli ebrei attuato negli anni Quaranta del secolo scorso e ironizza sul concetto stesso di Olocausto, attribuendolo ai soli occidentali. Le sue simpatie vanno, neanche tanto velatamente, a quegli storici revisionisti che pretendono di negare o ridimensionare la Shoah, ma egli usa volentieri strumentalmente il fatto che Germania e Austria si sono assunti le loro responsabilità storiche: «Poiché credete che gli ebrei siano stati perseguitatati - ha detto - perché dovrebbero pagarne il prezzo i palestinesi musulmani?».
Ahmadinejad ha ribadito di considerare Israele «un cancro», rifiutandosi di accettare che l’Europa fornisca sostegno allo Stato ebraico con la giustificazione dello sterminio nazista degli ebrei. Va notato che Ahmadinejad ha usato questo linguaggio sprezzante durante l’intervista (rilasciata a una televisione satellitare del suo Paese), ma che nel discorso tenuto davanti ai dignitari islamici di mezzo mondo - presente anche il sovrano saudita Abdullah - ha speso invece parole assai più caute, limitandosi a un appello alla riscossa del mondo musulmano «contro gli aggressivi nemici dell’Islam».
Come già due mesi fa, le parole di Ahmadinejad hanno provocato reazioni nette e dure, e non solo a Berlino e a Vienna. Il portavoce della Casa Bianca McClellan ha detto che il fatto che il presidente dell’Iran torni a definire Israele un tumore da estirpare «dimostra l’importanza di impedire al regime di Teheran di potersi dotare di armi nucleari». In una nota del ministero degli Esteri israeliano si parla di «proposte scandalose e razziste, già espresse in passato» e il ministro Shalom ha detto che «dopo questo campanello d’allarme bisogna fare tutto il possibile» per fermare l’Iran.

Il ministro degli Esteri britannico Straw, a nome dell’Ue, ha espresso «una condanna senza riserve per questi inaccettabili commenti, che non trovano posto in un dibattito politico civile». A questa condanna si sono associati il premier italiano Berlusconi («frasi contrarie alla verità e alla storia») e il presidente francese Chirac, ieri in visita a Berlino.

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