Ma gli israeliani si sono solo difesi

R.A. Segre

Non penso che l’ambasciatore Antonio Badini abbia commesso un errore nel firmare un accordo fra università italiane e l'università di al Azhar. Ha fatto il suo dovere di «mediatore» politico e culturale. Sarà il compito delle università italiane giudicare se i «prodotti» di questa intesa contribuiranno al «progresso delle scienze umane». Non mi sembra invece possa contribuire a questo progresso, indipendentemente dalle simpatie di ciascuno, l’inesattezza dei fatti. Coi miliardi di dollari che i palestinesi hanno e continuano a ricevere non sono esattamente un popolo «che non ha niente». Il terrorismo non è né il solo né il più efficace mezzo di resistenza all’occupazione. È il più incivile e Paesi come il Tibet dal 1959 occupato dalla Cina, o l'India occupata dagli inglesi che non l’hanno usato lo dimostra. Israele non ha condotto una guerra preventiva nel 1967; ha risposto a una dichiarazione formale di guerra egiziana attaccando per primo. Due milioni di palestinesi non si sono sparsi per il mondo come profughi a seguito di questa guerra. Sono rimasti in loco, sono quasi raddoppiati, mentre profughi palestinesi nel mondo sono le vittime della guerra «di sterminio» lanciata da 5 Paesi arabi nel 1948 contro Israele, il solo Stato del Medio Oriente che accettò con la spartizione della Palestina la creazione di uno Stato palestinese. Gli 8mila coloni di Gaza corrispondono proporzionalmente quasi agli 800mila coloni francesi evacuati dall’Algeria.

Se questa evacuazione avverrà con meno tensioni interne e con uguali prospettive di collaborazione con l’avversario nel futuro, come quella franco-algerina, sarà merito di ambo le parti, che vanno incoraggiate all’intesa con affermazioni di comprensione reciproca, non appassionate di parte.

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