Roma - Metà delle famiglie italiane vive con meno di 1.900 euro al mese, e una famiglia su sette (il 15% circa) fatica ad arrivare alla fine dei 30 giorni. L’indagine dell’Istat su redditi e condizioni di vita in Italia nel 2005-2006 mostra un Paese dalle forti diseguaglianze, con situazioni particolarmente difficili nei casi di famiglie con tre o più figli: il 23,8% di questi nuclei familiari riscontra difficoltà ad arrivare alla fine del mese; e addirittura il 38% non è nelle condizioni di affrontare una spesa inattesa da 600 euro.
Il quadro disegnato dall’Istituto di statistica è tutt’altro che allegro. Il disagio economico delle famiglie lo si può sintetizzare in alcuni numeri: il 14,5% dei nuclei familiari arriva a fine mese con molte difficoltà; il 28,4% non può far fronte a una spesa imprevista da 600 euro; e, nel corso del 2006, il 9,3% è rimasto in arretrato con le bollette. Nel corso dell’anno, al 4,2% delle famiglie è capitato almeno una volta di non avere i soldi necessari a comperare da mangiare, per pagare le spese mediche (10,4%), per acquistare i vestiti (16,8%), o per riscaldare la casa (10,4%). Situazioni estreme, che credevamo superate. Invece, rispetto al 2005, alcune voci sono addirittura peggiorate.
Le maggiori discriminanti tra famiglie riguardano l’area di residenza e la presenza di figli. Non fa notizia che a Trento e a Bolzano si viva meglio che in Calabria o in Sicilia; ma è sintomatico che il reddito mediano della famiglia meridionale raggiunga a malapena il 70% della media al Nord. La differenza supera i 10mila euro l’anno, fra gli oltre 27mila euro di reddito netto medio di Trento e Bolzano, i 26mila della Lombardia e i 16.650 della Sicilia. La forbice Nord-Sud è mediamente del 30%. E proprio in Calabria e Sicilia sono più ampie le disuguaglianze tra ricchi e poveri. Quasi una famiglia (con tre figli o più) su quattro ha gravi problemi.
I dati dell’Istat giungono mentre si discute di come aumentare il potere d’acquisto di salari e pensioni. Entro fine mese il governo darà il via a 5 tavoli su salari e fisco, contratti e produttività, rinnovi dei contratti, prezzi e tariffe, sicurezza nel lavoro. Lo si è stabilito nel corso di un incontro tra il ministro Cesare Damiano e il sottosegretario alla Presidenza, Enrico Letta. I sindacati chiedono «risposte immediate»: domani, gli esecutivi di Cgil-Cisl-Uil potrebbero decidere una giornata di mobilitazione per il prossimo 15 febbraio. Per il ministro Paolo Ferrero è necessario «un cospicuo taglio fiscale ai redditi più bassi», finanziato con l’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie.
«A questa situazione - dice invece Maurizio Sacconi (Forza Italia) - si risponde con più crescita
economica e redditi liberati dalla rapina fiscale». Del resto, secondo i calcoli degli Artigiani di Mestre, la pressione fiscale effettiva - depurata dal sommerso - ha ormai raggiunto il 50%, contro il 42,3% ufficiale del 2006.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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