Un’istruzione che dà valore al diploma

Giuseppe Valditara*

Vasco Errani, presidente della Conferenza Stato Regioni, ha dichiarato che le Regioni bocciano la riforma Moratti della scuola superiore in primo luogo perché rifiutano il percorso duale (licei/istruzione professionale) successivo alla scuola media e vogliono un percorso unitario. Questa posizione appare molto grave e stupisce che sia passata nel silenzio dei commentatori. La bontà della riforma della scuola è legata proprio alla previsione del doppio canale sul modello di quanto fatto in altre esperienze centroeuropee e nella provincia autonoma di Trento. Per capire la bontà del sistema previsto dalla legge ricorrerò a un aneddoto personale. Quando ero ragazzo ricordo un amico i cui genitori avevano la fissa del diploma: volevano che diventasse geometra. Il ragazzo non aveva alcuna propensione per lo studio, venne ripetutamente bocciato e dopo la seconda geometri abbandonò gli studi e si mise a fare il muratore. Eppure aveva una propensione eccezionale per la manualità, una intelligenza legata al fare. Ricordo come riuscisse ad aggiustare con estrema facilità un impianto elettrico; era anche creativo, da un copertone di camion tirava fuori delle splendide fioriere. Se all'epoca ci fossero state delle scuole professionali che gli consentissero di non perdere tempo per un tipo di studi verso cui non era assolutamente versato, probabilmente si sarebbe affermato nella vita. Se invece si fosse seguita una terza via, quella affermatasi negli ultimi trent'anni in Italia e cioè la via della scuola facile, sponsarizzata fra l'altro da frange della sinistra e alla base di certe politiche berlingueriane (v. per es. la sostanziale abolizione delle bocciature con l'introduzione del sistema dei debiti mai scontabili, altra stortura a cui la riforma Moratti ha posto fine) probabilmente quel mio amico sarebbe arrivato in 5 anni a prendere un pezzo di carta però di nessun valore. Avrebbe cercato un lavoro in qualche studio professionale con esiti scoraggianti o magari si sarebbe addirittura iscritto all'università, arrivando probabilmente a 25 anni senza avere niente in mano, insomma si sarebbero create le premesse per farne un disadattato, un fallito.
La riforma del centrodestra realizza una politica delle opportunità che valorizza i talenti e concepisce le diversità come una ricchezza.

Quella del centrosinistra e delle regioni rosse è la politica egualitaria, egemone nella cultura e in ampi settori della politica italiana, quella tuttavia che ha tolto competitività all'Italia penalizzando il futuro dei nostri giovani.
*Senatore di Alleanza nazionale

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