In Italia aumentano i super-ricchi

La crescita rispetto all’anno scorso è stata del 3%

da Milano

La congiuntura negativa non tocca i «super ricchi» che anzi, in un contesto difficile, riescono ad approfittarne, sfruttando speculazioni immobiliari e le opportunità di mercati esteri più dinamici. Un effetto considerato usuale dagli economisti che però, anche nel 2006, ha fatto lievitare il numero delle famiglie con un patrimonio finanziario superiore ai 500mila euro (immobili esclusi).
Secondo due studi realizzati dall’Associazione italiana private banking, l’Università Cattolica, l’Asam e la Pricewaterhouse il numero delle famiglie con un patrimonio superiore a tale cifra è pari a 712mila contro le 692mila del 2005 (più 2,9%) e le 646mila del 2004, mentre il mercato complessivo del private banking è salito a quota 820 miliardi (più 4,3% rispetto ai 786 miliardi del 2005, mentre nel 2004 la quota era pari a 710 miliardi).
Un incremento, quest’ultimo, dovuto essenzialmente alla crescita degli asset già esistenti, mentre solo 10 miliardi di euro sono ascrivibili all’ingresso di nuove risorse finanziarie. Secondo dati del 2004, inoltre, il patrimonio finanziario totale, che comprende dunque anche gli immobili, delle famiglie «super ricche» ha visto un aumento rilevante proprio della componente immobiliare, legata all’andamento del mercato. In particolare il 63% della ricchezza totale delle famiglie è costituito da immobili contro il 50% dei dati del 2002, mentre il 34% è formato da asset finanziari e il restante da oggetti di valore, un trend che è probabilmente continuato in questi ultimi due anni.
In Lombardia rimane concentrato il maggior numero di grandi patrimoni con un 26,1% della ricchezza. Seguono a lunga distanza le altre regioni: il Lazio (9,9%), l’Emilia (8,8%) che perde qualcosa a seguito della diminuzione del Pil insieme a Veneto (8,6%), Toscana (6,7%).
Per Federico Taddei, presidente della commissione tecnica Marketing dell’Associazione italiana private banking e direttore marketing di Banca Euromobiliare, l’aumento del patrimonio di tali famiglie, anche in un contesto di crescita limitata del Paese, «è dovuto alla possibilità per queste di accedere alla ricchezza comunque creata».
I super ricchi hanno avuto prima di tutto una maggiore possibilità di sfruttare i mercati azionari che hanno continuato la ripresa nel 2005, le speculazioni immobiliari e i mercati esteri in pieno sviluppo economico.
Secondo lo studio sta cambiando il profilo del «grande investitore» privato italiano impegnato non più solo a conservare, ma a incrementare il valore della propria ricchezza. Il portafoglio dei grandi investitori rimane comunque investito con criteri di prudenza: il 41% è composto infatti da titoli obbligazionari, il 19% da quote di fondi comuni, l’8% da azioni quotate, il 15% da gestioni patrimoniali, il 5% da prodotti assicurativi e il 12% da depositi.

«Questo studio - spiega il segretario generale dell’Aipb, Bruno Zanaboni - rappresenta un notevole contributo per capire il reale valore del mercato del private banking in Italia: in esso confluiscono dati inediti, predisposti direttamente dagli operatori del settore con il contributo degli istituti nazionali di statistica e della Banca d’Italia».

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