Italia e Germania unite contro il super euro

Gli imprenditori europei a Juncker: «È ora di alzare la voce e di difendere i nostri interessi al G7»

da Milano

Romano Prodi è preoccupato, gli imprenditori lo sono ancor di più. È sempre la forza dell’euro ad alimentare l’allarme nel Vecchio Continente, alla vigilia della riunione in cui la Bce non dovrebbe toccare i tassi e a pochi giorni dall’incontro di lunedì prossimo che servirà all’Eurogruppo per definire una posizione comune contro la volatilità dei cambi da sottoporre al prossimo G7.
Con la moneta unica attestata da giorni sopra quota 1,40 dollari e con previsioni che possa arrivare a breve fino a un dollaro e mezzo, va maturando la necessità di un intervento calmieratore, allo scopo di evitare ulteriori ripercussioni sull’export e, in sostanza, sulla crescita europea. «Sono preoccupato per l’andamento dell’euro - ha detto Prodi -. Ieri (martedì, ndr) ho avuto una lunga telefonata con il Cancelliere Merkel e ci siamo scambiati le preoccupazioni». Pur non essendosi ancora schierata apertamente contro l’attuale situazione valutaria e nonostante le esternazioni del ministro delle Finanze Steinbrueck, anche la Germania non sembra del tutto immune dall’ipertrofia dell’euro, denunciata per prima dalla Francia. Parigi sta raccogliendo adesioni per arrivare al summit del G7, in calendario a Washington il prossimo 21 ottobre, senza divisioni (ma il Belgio non pare disposto ad allinearsi e, al di fuori di Eurolandia, la Gran Bretagna si è già smarcata) e con un unico obiettivo: quello di strappare, nel comunicato finale del vertice, una «condanna» all’eccessivo rafforzamento dell’euro.
È quanto hanno chiesto del resto gli industriali del Vecchio Continente raccolti sotto la bandiera di Businesseurope (l’organismo che raggruppa le associazioni imprenditoriali europee, tra cui Confindustria) in una lettera inviata al presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker. Nel documento, oltre a sottolineare come non sia rimasto più «tempo per restare passivi» e sia arrivato «il momento di alzare la voce e difendere gli interessi dell’eurozona», si fa esplicito riferimento al prossimo G7 come un’occasione da non sprecare per «proclamare che l’euro non può essere la variabile per aggiustare il deficit commerciale americano a fronte di regimi di cambio inflessibili in altre parti del mondo», con chiaro riferimento alla Cina.
La forza dell’euro, la cui consacrazione è arrivata ieri da Alan Greenspan («È ormai una valuta internazionale», ha detto l’ex presidente della Fed), finisce poi per legarsi a un aspetto delicato come l’autonomia della Bce. «Va rispettata», ha affermato Prodi, secondo il quale, tuttavia, «a fronte della politica monetaria ci dovrebbe essere un logico potere contrapposto di una politica economica europea».


In realtà, i ripetuti movimenti al rialzo della moneta unica hanno finito per legare le mani al presidente dell’Eurotower, Jean-Claude Trichet, costretto probabilmente a rimandare fino alla fine dell’anno una stretta ritenuta necessaria per contrastare i pericoli di inflazione.

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