Economia

«In Italia i tassi bancari più alti di tutta Europa»

Per le aziende italiane il credito è ancora più caro rispetto agli altri Paesi europei, quando si parla di finanziamenti a breve termine. L’allarme è della Cgia di Mestre, l’associazione degli artigiani e dei piccoli imprenditori della città veneta. Certo, negli ultimi mesi c’è stato un calo, ma i tassi applicati dalle banche italiane restano tra i più alti, spiega l’Ufficio studi dell’associazione, nel suo documento sui rapporti tra istituti di credito e imprese.
In Italia, nel luglio 2009 (ultimo dato disponibile), il tasso applicato dalle banche per prestiti inferiori all’anno di durata, era in media del 4,06%. Più basso rispetto alle rilevazioni di gennaio (5,68%) e giugno (4,27%), ma sempre sopra ai tassi applicati nelle altre principali economie continentali: si va dal 3,92% della Germania (la più «cara» dopo l’Italia), al 3,05% - ben un punto percentuale in meno - della Francia, per una media del 3,72% dell’Area euro.
La contrazione registrata dai tassi a breve italiani tra gennaio e luglio - complessivamente oltre un punto e mezzo - è stata la più sostanziosa tra tutti i Paesi analizzati, fa comunque notare la Cgia di Mestre, anche se, commenta il suo presidente Giuseppe Bortolussi, «ciò non toglie che lo spread era e rimane, chiaramente, il più altro tra i Paesi leader dell’Ue». E il dato sicuramente un po’ stupisce visto come le banche italiane sono riuscite nell’ultimo anno a mantenersi lontane dall’occhio del ciclone della crisi finanziaria.
Va comunque detto che il sistema creditizio italiano si rifà sui tassi a lunga, quelli cioè relativi a finanziamenti superiori ai cinque anni: qui le banche nazionali sono tra le più virtuose in assoluto, secondo lo studio della Cgia. In luglio, i tassi applicati in Italia erano al 3,21% contro una media dell’Area euro del 3,82%. In Germania le banche applicavano il 4,18%, in Francia il 4,09%, in Spagna il 3,78%.
«Questa situazione - spiega Bortolussi - penalizza soprattutto le piccolissime imprese. Infatti chi ricorre ai prestiti a breve sono in particolar modo le micro-imprese che devono far fronte costantemente ad esigenze di liquidità, come l’anticipo delle fatture o lo scoperto di conto corrente».


Nonostante la moratoria banche-confindustria, nonostante gli sforzi delle autorità monetarie per l’aumento del flusso creditizio, la costante di questi mesi di crisi è confermata: il debito a breve resta, anche in termini assoluti, più costoso di quello a lungo termine.

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