Italia, Lippi lancia le mummie anti Brasile

Polemico silenzio stampa dei giocatori, solo il ct difende il gruppo e rilancia Cannavaro raggiunge il record di Maldini. Fuori Gattuso, ritorna Gilardino

Italia, Lippi lancia 
le mummie anti Brasile

di Stefano Fiore

Il bello è che, a sentire Kakà, sembrano più tesi loro. «Dobbiamo battere l’Italia per eliminarla: nelle grandi manifestazioni parte lenta e poi arriva in fondo». D’accordo la gratitudine verso un Paese che gli ha dato tanto, ma caro Kakà, stavolta la tremarella ce l’abbiamo noi.
Stasera è la sera di Italia-Brasile, agli ordini dell’arbitro messicano Benito Archundia si gioca la partita per eccellenza, nove titoli mondiali complessivi, senza contare Europei e Coppe America varie. Non potendo mettere in campo i trofei, ci affidiamo agli uomini che orgogliosamente esportano sulla maglia il tricolore nel ricordo che i campioni del mondo siamo noi. A patto che questa non diventi la nostra condanna: si ritorna al discorso svecchiamento, anche per corsi e ricorsi storici. È dal 1982 che non battiamo i sudamericani, quella era la nazionale che poi, per gratitudine, Bearzot non cambiò di una virgola e ci fece fare una brutta figura in Messico quattro anni più tardi.
In questo senso, seguendo le indicazioni dell’allenamento pomeridiano di ieri, Marcello Lippi farà qualche cambio rispetto a giovedì (e ci mancherebbe): dentro Montolivo per un Gattuso che ancora non può trovare la forma migliore, tornano Gilardino, per dare un punto di riferimento in attacco, e Camoranesi, per non lasciare troppo sole le punte. Dietro, tutto invariato: la linea difensiva vista con l’Egitto era troppo brutta per essere quella vera. Anche se non sarebbe una sorpresa vedere Dossena sulla sinistra.
A proposito di difesa, traguardo prestigioso per Fabio Cannavaro che, con la fascia al braccio, onorerà al meglio la sua 126ª presenza in nazionale eguagliando il record di Paolo Maldini. E Robinho, suo ex compagno nel Real Madrid, lo ha stuzzicato: «Segno e poi lo prendo in giro». Così come Felipe Melo con Buffon: «Ha detto che l’Italia può batterci due volte? Dopo la partita starà zitto».
I due non hanno potuto replicare: per decisione autonoma, tutti i giocatori azzurri hanno deciso di non parlare fino al dopogara. Silenzio per protesta con la stampa stile 1982 (Lippi ai cronisti ha detto: «Noi non abbiamo problemi con voi, siete voi ad averli con noi»)? La motivazione è “concentrarsi sulla partita” come fa sapere la Figc ma speriamo che la scaramanzia si ricordi di noi, 27 anni dopo.
Chi non si è potuto esimere dalle domande, è ovviamente il commissario tecnico. Spiritoso il giusto, prende al balzo l’assist lanciatogli dopo l’Egitto. Al momento della foto insieme ai giocatori, indicando gli azzurri, ha detto: «Da questa parte le mummie...» e poi ancora: «Attenti, le mummie a volte sciolgono le bende». Non cambia il disco suonato negli ultimi tempi: «Ai mondiali l’Italia era vogliosa. Lo è ancora». Non lo era a febbraio, quando il Brasile ci schiantò ben oltre quello che diceva il risultato (0-2): «Se pesa ancora quel ko? No, era un’amichevole. Qualche giocatore allora giocava una gara così importante per la prima volta, abbiamo pagato questo».
L’allenatore viareggino è stato chiamato in causa anche da Julio Cesar: «L’Egitto ha battuto l’Italia perché ha corso di più. Non c’è Cassano? Molto meglio per noi, lui è bravissimo». Lippi gli ha risposto parzialmente, non è troppo difficile indovinare su quale parte ha preferito sorvolare: «Casomai è il portiere egiziano che ha corso molto, da un palo all’altro».
Esaurite le pratiche della vigilia, bisogna capire quanto sia facile o difficile qualificarsi alle semifinali: l’Italia passa di sicuro vincendo con due gol di scarto, altrimenti Egitto-Usa diventerà fondamentale.

In caso di arrivo di tre squadre a pari punti conterà la differenza reti (Brasile +4, Italia +1, Egitto 0), poi il numero di gol segnati. La sostanza? Meglio non fare troppi conti, possiamo passare perdendo ed essere eliminati vincendo.

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