Italia mai vista nell’olimpo: 5 hurrà e seconda al mondo

Esordio da favola alle Olimpiadi: tripletta nel fioretto femminile, vittoria nel tiro con l'arco, argento nella pistola

Guarda dove siamo: lì sotto la Cina, attaccati agli Stati Uniti. Cinque medaglie in un gior­no. Il primo. Mai vista una cosa così. Scherma, arco, pistola.
Uno, due, tre: una serata da favola per un Paese che par­te sempre con lo scettici­smo più sfrenato. Fotogra­fiamo il medagliere di que­sta prima giornata di Lon­dra, perché è difficile che ci ricapiti. Un quinto del­l’obiettivo
finale preso in sei ore.
Qualcosa che va oltre l’immaginazio­ne. Si pensava, qui a Londra, che la scherma potesse regalarci felicità.
Non tre, però: oro, argento, bronzo. Una magia straordinaria, una stocca­ta in faccia al mondo intero. Avete vi­sto chi siamo? Siamo l’Italia e vi mettia­mo sotto. Salite in pedana e scenderete sconfitti. Poi l’arco, poi la pistola. Tutto insieme per tenerci insie­me tutti. È il segreto di Olim­pia, questo. C’è una scintil­la, a un certo punto, che fa scattare qualcosa: è la ma­gia dello sport che si ripete ogni quattro anni e ti lascia il tem­po di metabolizzarlo.
Dove saranno adesso
i detrattori che avevano ap­procciato questi Giochi dicendo «io non li guardo nemmeno»? Sa­ranno stati anche loro attaccati al­la tv ieri pomeriggio. A tifare per Marco Galiazzo, il Robin Hood normale che con i suoi compagni ha battuto gli Stati Uniti d’Ameri­ca. Saranno stati a guardarsi le ra­gazze del fioretto che si pappava­no il resto del mondo. Va bene co­sì. Le Olimpiadi e lo sport non fan­no differenza tra quelli che lo ama­no e quelli che lo snobbano: se si convertono sono i benvenuti. Aspettavano le medaglie. Le aspet­tavano anche loro. Vedrete oggi: i bar, le piazze, le spiagge piene di intenditori di frecce, di stoccatori della porta accanto pronti a sfidar­si in una fiorettata domenicale. È giusto. È bello. Perché le Olimpia­di che cominciano così fanno in fretta a scaldare i cuori. Gli arcieri hanno dedicato l’oro a Giorgio Na­politano. Lui ha ringraziato e ha gi­rato la dedica: «Al Paese». Ce le prendiamo, presidente. Perché sono nostre. Dei ragazzi che le hanno vinte e di noi che li guardia­mo senza neanche sapere chi sia­no.
L’avevamo invocata la meda­glia salvifica, ieri. Immaginando­ne una, anche una sola. È arriva­ta: l’argento della pistola sembra­va­averci messo a posto con la co­scienza.
Ma che fai ti fermi? C’era la scherma.La nostra scher­ma. La certezza di ogni Olimpia­de: tre fiorettiste nei quarti di fi­nale, tutte e tre in semifinale. Di­ci: un’altra medaglia certa. No, no. Di più. L’incredibile che si materializza su una pedana ma­gica. Meglio fare presto. Le abbia­mo prese in fretta le altre meda­glie: cinque. Conviene ripeterlo per crederci davvero: cinque. Scusate, di nuovo: cinque. Prese come piace a noi. Alla nostra ma­niera: non da cannibali affamati come gli americani o i cinesi. Da vincenti di classe, come nella scherma.O da fenomeni dell’ulti­mo secondo, come nella pistola e nell’arco. All’ultimo tiro, che è un po’ da tradizione. C’è da fare un dieci perché senza quello non vinci. E il nostro Robin Hood fa dieci. In quella freccia c’erava­mo noi. Un Paese intero: Siamo quelli che partono sempre un po’ sfigati e poi se la cavano. Ri­montano e vincono. Non è acca­duto così anche nella pistola? Un’altra medaglia che viene da dietro. Inattesa, bellissima.
Non ci fermiamo, ragazzi. Qui ne vogliamo ancora. Oggi ci sono i ragazzi della scherma maschile, poi si spera in Fabio Scozzoli che ieri s’è qualificato per la sua finale nel nuoto. Poi chi lo sa. Ci sono an­cora
due settimane piene. Il bello delle Olimpiadi è che ogni giorno accade qualcosa. Per gli altri e an­che per noi. Dicono che le previ­sioni siano di venticinque. D’ac­cordo. Va bene. Ci sta: ci acconten­tiamo. Si prende quello che si può, sempre. Quello che si riesce. Ci siamo, giochiamo. Perché non di più? Possiamo migliorarci, pos­siamo raccontarci di essere più bravi di quanto ci aspettassimo. Proviamoci, perché siamo in que­sta magica baraonda per essere protagonisti, mica comparse. Lo facciamo ogni volta, d’altronde. E questa pure. Ricordate Sydney? Ricordate Atene? Ricordate Pechi­no? Non ci ha mai deluso l’Olimpi­ade. Se si comincia così non è im­morale, né esagerato sentirsi for­ti. Gli altri sono meglio? Vinceran­no loro. Per il momento noi stia­mo lassù.

Secondi nel medaglie­re, stretti tra le due potenze dello sport olimpico. Gli altri? Nessuna notizia di francesi, tedeschi, spa­gnoli. Anche la Gran Bretagna sta sotto. Non durerà, d’accordo. Ma per il momento ce la godiamo.

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