nostro inviato a Düsseldorf
E sono quattro. Quattro titolari su undici. Una specie di epidemia a cinque giorni appena dal debutto mondiale di Hannover contro il Ghana, il Brasile dellAfrica nella suggestiva descrizione dei tecnici. Dopo Totti, arrivato a Coverciano al culmine di un rovinoso incidente alla caviglia con successivo intervento chirurgico, gli insulti muscolari di Zambrotta e Nesta han reso problematico lallestimento della difesa. Ieri la coltellata nella schiena. Gennaro Gattuso, forse il leader autentico del club Italia, è stato iscritto dautorità alla lista triste e malinconica degli infortunati eccellenti. Definizione medica recitata dal professor Castellacci: piccola lesione muscolare al vasto intermedio del quadricipite della coscia destra. Traduzione simultanea: grave ferita delle fibre muscolari nella parte del muscolo più vicina allattaccamento del femore. Discutibile è la genesi dellinfortunio oltre che la scoperta, in grave ritardo, del problema. Di sicuro complicata dalla decisione di martedì pomeriggio di lanciare Gattuso nella prova di un allenamento tosto. Il milanista, da tre anni sempre presente, nonostante i cento duelli rusticani affrontati, ha subito una contusione mercoledì 31 maggio, nella notte dei colpi proibiti tra Italia e Svizzera, amichevole di Ginevra. È rimasto a riposo sperando in un veloce recupero. Ha saltato lappuntamento con lUcraina, si è sottoposto alla solita terapia senza trovare alcun giovamento. Martedì pomeriggio ha inseguito un pericoloso e inutile test in campo. Nessuno lha fermato, consigliandogli un esame accurato prima di rimettersi gli scarpini. Effettuato ieri mattina a Firenze. Lecografia non ha mostrato alcun danno, la risonanza magnetica invece ha segnalato la ferita in profondità. «Due settimane di tempo per rivederlo in campo» è il pronostico del medico della Nazionale.
Sono quattro, due centrocampisti e due difensori, mezza Nazionale insomma tagliata fuori dal destino crudele ed esclusi dalla prima sfida, col Ghana, lunedì sera. Di solito è quella decisiva: vincerla significa guadagnare il viatico per sgabbiare verso gli ottavi, pareggiarla o perderla vuol dire inseguire la qualificazione con affanno nella seconda (Stati Uniti) e nella terza sfida (Repubblica Ceca). Marcello Lippi, nerissimo per Gattuso, ha provato a recitare la parte del marinaio capace di resistere a ogni tempesta. «Dobbiamo pagare dazio, meglio adesso che più tardi» è il suo stoico commento ma la sequenza dei contrattempi gli ha decimato lo schieramento titolare e modificato, nella sostanza, la formazione preparata per due anni. Deve rimescolare le carte. E puntare su un difensore centrale di discutibile emotività, Materazzi, più Oddo, da utilizzare sullargine destro in attesa di Zambrotta sul conto del quale ci sono incoraggianti notizie (può tornare per la seconda partita). A metà campo il centrocampo originale, da milanista deve diventare romanocentrico, con De Rossi e Perrotta ai lati di Pirlo, mentre dietro le due punte cè un ballottaggio bianconero apparente, Del Piero oppure Camoranesi la cui presenza dietro le due punte, in effetti, condurrebbe il Ct a un disegno tattico molto più sicuro e affidabile, il 4-4-2 cioè. Alex, tra i pochi ad avere ancora la museruola in Nazionale (dicono non abbia gradito i 5,5 nelle pagelle delle due amichevoli), prima di lasciare Coverciano ha baciato giovani tifose e distribuito qualche sorriso condito da un «sto bene» che vuol dire tutto e niente. La chiosa più divertita è quella di Francesco Totti, autore di una battuta che sgombra dal clima del club Italia quellaria pesante. «Alla fine vuoi vedere che sono io il più in forma» scherza il romanista che continua ad accelerare verso un disperato recupero che non torna dattualità neanche dopo lepidemia.
Così il viaggio da Pisa verso Düsseldorf della Nazionale comincia sulle stampelle e si trasforma in un mesto pellegrinaggio. È il caso di reclamare una benedizione speciale.
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