Massimiliano Scafi
da Roma
E ora salvatelo. Ora che un tribunale legale ha inchiodato il Grande Caino di Bagdad alle sue colpe, ora che i suoi crimini contro lumanità sono stati provati, risparmiategli la vita. In Italia una volta tanto, da destra a sinistra, sono tutti daccordo: impiccare Saddam Hussein sarebbe non solo un atto contrario alla civiltà occidentale, ma anche un grave e pericoloso errore politico. La sintesi è nelle parole di Romano Prodi: la condanna è giusta, però lesecuzione va sospesa. Lunica voce contraria è quella della Lega: «Il verdetto è corretto - sostiene Roberto Calderoli - chi cancella la libertà del suo popolo non ha il diritto di vivere. Le reazioni italiane ed europee sono gravi e ipocrite».
«Il verdetto - dice il presidente del Consiglio - rispecchia il giudizio di tutte le comunità internazionali sul dittatore. Naturalmente questo non cambia il nostro giudizio sulla guerra in Irak: anzi, è interessante vedere come lopinione pubblica americana distingua le due cose». Ma, aggiunge il Professore, cè «una riflessione» ulteriore: «Per efferato che sia un delitto, la nostra tradizione giuridica e la nostra etica si allontanano dallidea della pena di morte». Massimo DAlema sottolinea che la decisione è stata presa «da un organo giudiziario di un Paese che ha un governo e un Parlamento eletti democraticamente e che quindi sceglie in maniera autonoma». Giusto che per Saddam, «che si è macchiato di crimini orrendi», ci sia una condanna «netta, severa e inflessibile». Ma il cappio no. «Ribadisco la contrarietà dellItalia alla pena capitale - spiega il ministro degli Esteri -. E poi sul piano politico e della sicurezza è necessaria una riflessione sulle conseguenza che lesecuzione potrebbe avere sul clima di violenza che dilania lIrak».
Su questo lopposizione, Lega a parte, sembra daccordo. «Il diritto alla vita è inviolabile - dice Mauro Paniz, Forza Italia -, quali che siano i misfatti di cui sia accusata una persona». «È stato giusto condannarlo in base alle leggi del suo Paese - aggiunge Gaetano Pecorella, Fi -, ma ora si trasformi limpiccagione nel carcere perpetuo. Così ogni giorno potrà pensare al sangue che ha versato». «Sono contrario alla pena di morte per chiunque, Saddam compreso - afferma Altero Matteoli, presidente dei senatori di An -. Inoltre la sua uccisione sarebbe uno sbaglio politico». Marco Zacchera, An, sostiene che «lergastolo non sarebbe un segno di debolezza, ma una punizione ancora più dura». Lorenzo Cesa, segretario dellUdc, chiede che si muova lUe: «La morte non è un modo di fare giustizia, lo ha stabilito un protocollo del Consiglio dEuropa. LUnione dovrebbe perciò far sentire la sua voce e chiedere la commutazione della pena». E secondo il leghista Roberto Cota, il verdetto dimostra «la diversità tra noi e il mondo arabo: qui la pena di morte non è prevista in nessun caso».
Per Bobo Craxi, Rnp, sottosegretario agli Esteri, limpiccagione di Saddam Hussein «sarebbe una risposta barbara alle sue malefatte, una scelta che potrebbe trasformarsi in un grave insuccesso politico del democratico governo dellIrak, accentuando il clima di guerra civile». Per Emma Bonino, ministro per le Politiche europee, «si tratterebbe di un errore gravissimo le cui conseguenze verrebbero pagate a caro prezzo e per lungo tempo: noi radicali, con lassociazione Nessuno tocchi Caino, lanciamo un appello affinché gli sia risparmiata la vita». E per Angelo Bonelli, capogruppo dei Verdi alla Camera, «la condanna è sbagliata e la sua esecuzione sarebbe un grave errore perché significherebbe buttare benzina sul fuoco trasformando un tiranno sanguinario e crudele in un martire».
Secondo Adolfo Urso invece «la sentenza è giusta». «Un tribunale finalmente democratico - dice il deputato di An - ha deciso autonomamente la pena da infliggere al dittatore. Detto questo, noi speriamo che il verdetto venga commutato in un ergastolo, perché il diritto alla vita deve valere per tutti. Senza considerare i risvolti politici e i rischi per il processo di stabilizzazione dellIrak».
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