L a storia della Nazionale di calcio lo insegna: tutte le volte che il ct si è lasciato guidare dal sentimento, nobilissimo, della riconoscenza, il flop è risultato garantito. Capitò, in un altro calcio naturalmente, nellestate del 74 a quel santo uomo di Ferruccio Valcareggi, reduce dai pomodori e dal luminoso secondo posto di Città del Messico targato 1970: non volle disfarsi della generazione di fenomeni, Riva, Mazzola e Rivera per intendersi, e si ritrovò prima sbattuto fuori dal mondiale tedesco al primo turno e poi liquidato a furor di critica. Ricapitò allo stesso Enzo Bearzot nell86 in Messico, incapace di liberarsi dellabbraccio degli spagnoli con cui andò incontro a uno scontato naufragio, eliminato dalla Francia di Platini senza colpo ferire.
La storia della Nazionale di calcio insegna allora che comportarsi in modo cinico, procedendo a un ricambio generazionale prima della scadenza naturale, può comportare qualche problema emotivo ma risulta sempre utile. Il caso di Marcello Lippi è emblematico. Ritornato sul cavallo bianco dellItalia campione del mondo, ha coniato lespressione «di Berlino non si butta via niente» diventato il suo manifesto programmatico. Confermati non solo i componenti dello staff tecnico (una sola presenza in più, Angelo Peruzzi, presente a Duisburg in qualità di terzo portiere) ma anche lidentità dei suoi esponenti più famosi, con rarissime eccezioni. Sono rimasti a casa, per esempio, Oddo e Zaccardo, è stato confermato Di Natale, isolato esponente del biennio donadoniano.
Lippi (rimasto ieri senza Gattuso, con un polso rotto) non è un conservatore per natura, alla Valcareggi insomma, e neanche uno affezionato in modo viscerale ai suoi campioni come si rivelò più tardi Bearzot. Ha già deciso di muoversi in largo anticipo sulla strada del graduale rinnovamento: sono i tempi che fanno discutere, semmai. Avrebbe convocato Montolivo e Giuseppe Rossi già questa volta, se non fossero risultati infortunati, e la notizia è una garanzia sul metodo. Forse è il caso di concentrarsi sui ricambi in difesa, che rappresenta la vera emergenza nazionale: con Materazzi e Cannavaro datati, con Nesta fuori gioco per salute, e con i ricambi di discutibile spessore (Barzagli ha fatto passi indietro, senza la guida del miglior Cannavaro, lunico affidabile appare Gamberini), è urgente trovare altri interpreti in un deserto di talenti.
Perciò a Lippi possiamo e dobbiamo mettere nel conto gli errori scolastici commessi a Larnaca, non la validità complessiva del suo progetto.
Italia da rifare Lippi ha peccato di riconoscenza
Il ct deve cambiare qualche eroe di Berlino. Intanto si rompe Gattuso
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