da Roma
Anche Roma, Milano e Venezia sono nel mirino dei terroristi che hanno già colpito Madrid e Londra.
La minacciosa ricomparsa di Bin Laden rialza il livello di attenzione internazionale sul rischio attentati. Il direttore del Sisde, Mario Mori, in occasione dellapertura dellanno accademico della Scuola di addestramento, ribadisce che la preoccupazione resta forte. «Non si può escludere di poter subire anche noi, in futuro, attentati come quelli che hanno ferito Madrid e Londra - dice Mori -. Il terrorismo internazionale è lemergenza di maggiore impatto». Lanno appena trascorso è stato utile, prosegue Mori, «per ridurre ulteriormente il deficit di conoscenza che inevitabilmente si accompagna ad ogni fenomeno nuovo quale è stato per noi, ma direi per tutto l Occidente, lemergenza di origine islamica».
Il lavoro di intelligence ha permesso di penetrare «logiche prima faticose da analizzare». E soprattutto a intensificare «le intese con i servizi amici, così da poter dare un prodotto informativo più completo». Mori sottolinea la complessità del fenomeno dellestremismo islamico al quale non basta rispondere col «binomio prevenzione/repressione».
Evidente poi il riferimento alla vicenda dei tre islamici assolti lo scorso novembre a Milano dallaccusa di terrorismo internazionale.
«Se la magistratura ha il dovere di assolvere quando non sussistono le ragioni tecniche per condannare - osserva Mori- il governo ha lobbligo di proteggere i cittadini con i provvedimenti previsti dallordinamento, quando vi siano i presupposti per applicarli».
Mori passa poi ad analizzare le forme che può assumere il terrorismo islamico. «Un fenomeno parcellizzato e trasversale - spiega -. Dove un gruppo di ragazzi della porta accanto può fare molto male, anche se per una volta sola».
Occorre anche comprendere perchè il terrorismo eserciti un perverso fascino anche su giovani nati e apparentemente integrati senza problemi nella realtà sociale occidentale.
«Perchè giovani apparentemente secolarizzati si trasformano rapidamente in fanatici combattenti jihadisti, pronti a sacrificare la propria vita per sopprimerne altre?», si chiede Mori osservando che «la motivazione religiosa, da sola, non è sufficiente a spiegare il fenomeno». In effetti i giovani musulmani esprimono un disagio che ricorda per Mori «quello che ha scatenato la rivolta dei ragazzi maghrebini alle porte di Parigi».
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