In Italia scatta un divorzio ogni 4 minuti

Nino Materi

In Italia si «celebra» un divorzio ogni 4 minuti. La statistica - frutto del «cronometraggio» effettuato dal rapporto Eures - non riguarda però Palmira e Ferdinando Flagiello, 65 anni di matrimonio all'insegna dell'amore e del rispetto reciproco. I due, di Viterbo, si scambiano ancora occhiate complici e gesti d'affetto: lui, classe 1919, ex paracadutista; lei, casalinga nata nel 1920, sono stati ricevuti ieri dal sindaco di Viterbo, Giancarlo Gabbianelli, che li ha convocati a sorpresa grazie alla segnalazione della nipote Pamela. Accompagnata da una dei due figli, dai tre nipoti e dai cinque pronipoti, la fortunata coppia ha ricevuto dal sindaco una targa commemorativa che recita: «A Ferdinando e Palmira, ai loro 65 anni di vita familiare, all'esempio che hanno donato e continueranno ancora a fornire alle giovani generazioni».
Ma cosa c’entra l’idillio coniugale dei signori Flagiello con i dati allarmanti sui matrimoni rottamati? Apparentemente nulla. In realtà la love story degli sposini viterbesi e le cifre Eures che fanno la gioia degli avvocati matrimonialisti (anzi, smatrimonialisti), sono la prova che - in tema di crisi di coppia - generalizzare è sempre un errore.
Sfogliare il dossier «Caratteristiche ed evoluzione dei matrimoni in Italia» è comunque istruttivo, quantomeno per capire che la formula «finché morte non vi separi...» è ormai da sotterrare: e a seppellirla ha provveduto proprio l’Eures, titolando la sua ricerca «Finché vita non ci separi...». La «dissolubilità» delle unioni rappresenta infatti il vero tratto comune che unisce le coppie italiane: dal 1995 al 2004, c’è stata una crescita consistente sia delle separazioni (+59%), sia dei divorzi (+66,8%) ed è il Sud a registrare l'incremento più consistente, pur rimanendo l'indice di divorzialità inferiore a quello del Centro-Nord: ampliando l'osservazione agli ultimi 3 decenni, in Italia il numero delle separazioni aumenta del 300%. Complessivamente nel 2004 si contano oltre 128 mila separazioni e divorzi, cioè 352 sentenze al giorno, pari a più di una ogni 4 minuti. Paradossalmente a sostenere che il matrimonio «resta un baluardo della nostra società» è solo il ministro della Famiglia, Rosy Bindi (che, tra l’altro, non risulta sposata). Il momento in cui volano gli stracci è in genere tra il terzo e il quinto anno di matrimonio: un crac che arriva senza ripensamenti, non per colpa ma per «intollerabilità». Quanto ai figli, in oltre l'80% dei casi la madre ottiene l'affidamento, ma sono in crescita gli affidamenti congiunti. Un’autentica manna per gli studi legali specializzati in diritto di famiglia, a cui questo trend non può certo dispiacere: «L'aumento delle separazioni e dei divorzi dopo 3/5 anni dal matrimonio è un dato che colpisce - sostiene Alessandro Simeone dello studio Bernardini de Pace di Milano -. Ciò significa che la generazione di trenta-quarantenni è incapace di affrontare i problemi e si arrende, spesso per banali motivi, alla prima occasione. I dati dimostrano che oggi gli italiani scelgono sempre più forme di convivenza diverse da quelle della famiglia tradizionale: trent'anni fa ci si doveva sposare e si doveva rimanere insieme per motivi “sociali“ o solo economici; oggi ci si vuole sposare e ci si può separare con meno problemi».
Nasce anche da questa diversa prospettiva culturale il significativo aumento dei secondi matrimoni, che passano da un'incidenza pari al 2,9% del totale nel 1975 al 7,1% nel 2003. Con qualche distinguo: pur in presenza di una crescita del fenomeno in entrambi i sessi, le donne risultano infatti meno propense a contrarre un secondo matrimonio (con un'incidenza pari al 6,6%, rispetto al 7,7% tra gli uomini). Aumentano le seconde nozze soprattutto tra i divorziati mentre si rileva un costante calo del numero dei vedovi alla seconda esperienza matrimoniale.

Ultimo dato su cui riflettere: l'età in cui si arriva al secondo matrimonio si attesta in media a 45 anni.
Superati i quali si entra finalmente nell’«età della ragione». L’età cioè in cui gli «errori» non si ripetono.

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