Fabrizio De Feo
da Roma
LItalia è rimasto lunico Paese al mondo ormai in cui ci sono così tante bandiere con i simboli della falce e del martello. Ne abbiamo più noi dellex impero sovietico». Gianfranco Fini, parlando in un comizio a Genova, scatta una fotografia impietosa dello scenario politico dove ancora campeggiano partiti cristallizzati nelladesione allideologia più sanguinaria del Novecento. Sono le notizie provenienti dalla Bielorussia a fornire lo spunto per questa riflessione. «Leggevo i giornali stamani - spiega il ministro degli Esteri - e riflettevo sul fatto che perfino nellex impero comunista è rimasto solo Lukashenko a reggere quei simboli. Solo in Italia abbiamo ancora tutte queste bandiere con falce e martello».
Questa tendenza del centrosinistra a ripiegarsi sul passato non riguarda soltanto la fedeltà a simboli antichi ma anche la scelta del candidato premier. «Il rinnovamento dellItalia non può avere il volto di Prodi, perché ha già governato. Se si vuole andare avanti non si può farlo mettendo indietro le lancette della politica. Prodi è incompatibile con lidea del rinnovamento, dobbiamo perciò convincere gli indecisi che se voteranno per lui poi se ne pentiranno». Un primo rischio, daltra parte, campeggia già dietro langolo. «Se dovesse vincere il centrosinistra, cosa che non accadrà, il rischio per i risparmiatori di trovare nelluovo di Pasqua di Prodi una brutta sorpresa è reale perché il nervosismo di Prodi sul tema del fisco è la dimostrazione che abbiamo colto nel segno quando gli abbiamo detto se vuoi ridurre di 10 miliardi il cuneo fiscale in un anno non ha altra strada che aumentare le tasse sul risparmio. Dove troverebbe, infatti, le risorse aggiuntive? Con il recupero dellevasione? Può crederci solo chi crede a Babbo Natale a 50 anni».
Se Fini continua il suo tour elettorale, torna a parlare in una trasmissione politica uno dei leader della Cdl rimasto forzatamente a silenzio per mesi: Umberto Bossi. Intervistato da Bruno Vespa (il colloquio andrà in onda stasera) il leader della Lega si dice sicuro della vittoria nel referendum sulla devoluzione. Poi aggiunge di aver ricevuto dal ministero dellInterno dati che dimostrano una diminuzione del 27% degli immigrati clandestini. A proposito del gran numero di immigrati che si sono presentati alle Poste ma non avranno il permesso di soggiorno, Bossi predica severità: «Se la legge vale qualcosa, bisognerebbe rimandarli a casa. La legge serve a far arrivare qui gente con un lavoro per evitare che finisca sotto i ponti e non sia più disperata di quanto non lo sia per essere lontana da casa». A questo proposito, Bossi sostiene di comprendere il dramma degli immigrati e di essere ancora più sensibile allargomento dopo essere stato portato allestero durante la sua malattia. «Quando ho rivisto le mie montagne ho cominciato a guarire». Che cosa è cambiato dopo la malattia? «Berlusconi dice che sono diventato più buono. Può darsi, con lo spavento che ho preso. In ospedale ho imparato a conoscere i problemi di tanta gente. Se miglioravo, vedevo che erano tutti contenti perché se guarivo io, gli altri erano convinti di guarire anche loro».
Se il Senatùr si muove a tutto campo, unaltra «punta» del centrodestra prende la parola e punta il dito contro il giustizialismo dellUnione. «Nel mio partito non tollererò mai che la sinistra faccia valere la cultura del sospetto che è solo funzionale alla mafia» promette da Ragusa Pier Ferdinando Casini. «Non accetto - prosegue Casini - che facciano lezione di morale a seconda della loro convenienza, se stanno con loro sono santi, se stanno con gli altri sono diavoli. Io ho riproposto Cuffaro assumendomene la responsabilità». Il leader dellUdc, però, si concede anche una battuta di politica pura, mettendo nel mirino i dirimpettai «centristi».
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