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Italiani in fuga dal Mar Rosso E ora Sharm splende nel vuoto

Tira una bora triestina sulla baia di Nabq, in spiaggia la signora Paola resiste mezzoretta senza la felpa bianca, il marito Franco non si toglie nemmeno il giubbino. Vengono dal Trentino, volevano il caldo del Mar Rosso, hanno trovato il ventaccio. Pazienza, si imbacuccano e risalgono verso le tre piscine del villaggio cinque stelle. Ci vuol altro per incrinare la solida soddisfazione del mare a novembre, lontano da tutto, senza pensieri: «Abbiamo lavorato quarant’anni, siamo in pensione da poco. È la nostra prima e ultima vacanza del 2011, abbiamo preso questa settimana a 550 euro tutto compreso e nulla ce la rovinerà».
La crisi morde, i soldi scarseggiano, l’Egitto insorge, ma c’è ancora chi non rinuncia alle ferie d’inverno a Sharm el Sheikh. Quattro ore di aereo, prezzi invitanti, abbronzatura garantita anche a San Silvestro. L’Italia ha portato sulle coste del Sinai 500mila presenze turistiche l’anno, il 35 per cento del totale, temporaneamente rallentate dalle autobombe del 2005. Alla vigilia del Natale 2011 è tutto cambiato. Ora questo è un Mar Russo, colonizzato dai visi pallidi dell’Est Europa.
Soltanto 12 mesi fa erano gli italiani a riempire i villaggi vacanze: oggi sono un decimo. «Nel resort dove lavoro, che ha 1400 posti letto, l’anno scorso in questa settimana c’erano 700 italiani e noi eravamo in 18 - racconta un animatore di un importante tour operator -. Adesso i turisti italiani sono 51 contro quasi 400 russi, e noi animatori appena sei. Gli altri 12 vengono da Paesi slavi».
Complessi sempre gestiti da tour operator di casa nostra sono passati di mano. Le villette che costano come un garage a Milano restano invendute. Soltanto all’Immacolata riapre lo Smaila’s, tappa obbligata del divertimentificio e simbolo tramontato dell’epoca «vippaiola». L’interminabile lungomare di Naama Bay mette malinconia. Soho Square, la nuova zona dello shopping di lusso a pochi passi dal Four Seasons, scintilla nel vuoto. I charter di Malpensa partono pieni grazie a inglesi e scandinavi. «Pochi pochi italiani», piagnucolano migliaia di Mohamed e Hasan dai capelli neri e i denti gialli: camerieri, bagnini, addetti alle pulizie, tassisti, tutti insaziabili cacciatori di mance.
La vacanza esotica di massa è diventata privilegio di pochi. Fuori stagione è più difficile viaggiare, anche se non ci sono alternative più piacevoli e convenienti. In questi giorni a Sharm si ritrova un piccolo spaccato d’Italia. La coppia di anziani che da dieci anni torna sempre nello stesso villaggio. Gli sposini baresi con la piccola Gloria, sette mesi, che in estate erano troppo presi dalla neonata per viaggiare. La brigata di cinque amici veneti che se la spassano a buon mercato. Il commercialista emiliano che si ritaglia una settimana con la moglie tra uno scadenzario e l’altro. I brillanti settantenni giramondo che sanno tutto di Mauritius, Santo Domingo, Brasile. I neopensionati che «se mia figlia non avesse i bambini a scuola, sarebbe qui anche lei».
Si viaggia in novembre perché in altri periodi è impossibile. Perché sul Mar Rosso il sole è sicuro a tutte le stagioni (ma d’inverno alle quattro è buio e si sguazza tra i pesci farfalla soltanto al mattino). Perché tra Sharm e i sanguinosi scontri del Cairo c’è di mezzo il golfo di Suez. E poi, soprattutto, perché costa poco. «Ci piace viaggiare - raccontano due coniugi di Piacenza -. L’anno scorso eravamo a Cuba, qui è più abbordabile». Una coppia milanese avverte gli animatori appena messo piede in albergo: «Portateci dove volete ma gratis». «Se qui a Sharm non fosse tutto compreso saremmo andati da un’altra parte», ammettono due intirizziti pensionati di Ferrara. Il piccolo mondo dorato dei turisti fuori stagione è sempre più striminzito. Lesina anche la categoria dei sub: un gruppo di toscani ha le mute in valigia, preferisce risparmiare sul noleggio anziché sul peso. Al taglio delle spese si aggiunge il peggioramento del servizio. «I diving center erano una ricca riserva italiana, gli egiziani hanno fiutato il business e a poco a poco, con l’infallibile arma delle tariffe stracciate, se ne sono impadroniti», racconta Marco B., istruttore e fotografo subacqueo costretto a rispolverare la laurea in veterinaria per arrotondare. Il risultato è un servizio poco costoso quanto scadente, e i sommozzatori si immergono altrove.
Ma la crisi degli sport acquatici, e dei tanti connazionali che vi trovavano lavoro, è anche il segnale di un’insofferenza latente verso gli stranieri. Racconta un barista di Naama Bay che un tassista, al culmine di un litigio sul prezzo della corsa, gli ha sibilato: «Vinceranno le elezioni i partiti islamici, e finalmente ve ne andrete tutti, italiani, inglesi, russi». Ecco. La politica. La «primavera araba». La repressione brutale. I rischi dell’integralismo nascosti nella ventata democratica. Le violenze di questi mesi hanno allontanato migliaia di turisti benché Sharm sia un’enclave blindata. Lungo le strade, nei centri abitati, presso i luoghi di culto non si contano i posti di blocco della polizia. Ogni resort è cintato da muri e reticolati, entri soltanto se vi soggiorni o qualcuno ti ha invitato, gli ingressi sono presidiati da addetti alla sicurezza, i tassisti devono consegnare la patente all’arrivo e ritirarla alla partenza. Dopo gli attentati che uccisero tra le 60 e le 90 persone, Sharm è stata preservata. I rari fatti di sangue, come l’omicidio di un’italiana lo scorso marzo, finiscono nel silenzio. Per non turbare il prezioso turismo, il deposto presidente Mubarak - che possiede una villa non lontano dal Coral Bay e altre proprietà - resterà ricoverato al Cairo per la durata del processo, in un centro sanitario interno dell’Accademia di polizia. Nel governatorato del Sud Sinai si vota a gennaio, finite le vacanze di Capodanno. Qui le immagini tv delle urne aperte in altre zone del Paese non fanno nessun effetto. La vivida cartolina per Natale è dunque pronta. Niente tensioni, mare meraviglioso, tutto ordinato e splendente come i marmi del nuovo aeroporto, il quarto d’Africa per numero di passeggeri. Prezzi più alti, ovviamente: dai 500 euro di questa bassa stagione (ma su internet si trovano pacchetti da 295 tutto compreso) si sale agli 800 per la settimana dell’Immacolata e ai 1200 e oltre per il Capodanno. «Ma io tutti quei soldi non li pagherei mai», esclama una signora di Sondrio.

Perché la crisi è l’unico indesiderato che nemmeno Sharm riesce a tenere lontano.

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