Italiani più ricchi di 4 anni fa In nero un lavoratore su sette

L’incremento è stato del 10,1% per gli autonomi e dell’1,6 per i dipendenti. Il sommerso costa al fisco 103 miliardi all’anno

da Milano

Se ne sono accorti in pochi, eppure i redditi sono cresciuti. In altre parole, le famiglie sono più ricche. Solo il 23,2 per cento tuttavia ha avvertito l’ingrossamento del portafogli, perché la maggior parte (58,8 per cento) non si è accorto di particolari variazioni mentre a un 18 per cento è addirittura sembrato di avere meno soldi in tasca. E invece, si diceva, il conto in banca lievita; almeno secondo il Censis, autore di una ricerca dal titolo «Gli angusti canali della formazione del reddito», con obiettivo puntato sul quadriennio 2000-2004. Un lasso di tempo in cui c’è stato anche il passaggio dalla lira all’euro che non poco ha inciso sui bilanci degli italiani.
Casa Rossi, insomma, si ritrova con un saldo attivo del 2,4 per cento in più, anche se non lo sa. A fregarsi le mani sono soprattutto i lavoratori autonomi, i cui incassi sono saliti del 10,1 per cento per ogni singola unità di lavoro, con grave smacco invece dei lavoratori dipendenti ai quali tocca un più modesto ritocco in alto dell’1,6 per cento. Sono cifre confortanti e stridono con le voci pessimiste che si alzano da vari pulpiti ma si spiegano con la crescita numerica dei percettori di reddito; determinata, di conseguenza, da un incremento occupazionale del 4,2 per cento nel quadriennio.
A gonfiare di euro le tasche nostrane poi ci si mettono gli immobili. Nello Stivale infatti in molti hanno messo i soldi sotto il mattone, nel reale senso della parola. La Borsa non rende più? Cattive performance per i titoli di Stato? Ecco pronta la soluzione: una bella casa. Il mercato immobiliare si è impennato, ma soprattutto la crescita dei redditi da fabbricato, indotta dalla rivalutazione degli immobili e dall’aumento di investimenti nel settore, ha messo sotto gli occhi degli analisti una percentuale del 16 per cento in più nell’intero quadriennio. Numeri che hanno strappato un commento mirato al segretario generale del Censis, Giuseppe De Rita: «L’Italia ha una forte ricchezza patrimoniale; di soldi ne girano tanti ma vanno tutti a una ricchezza “irrigidita” come gli immobili».
Le note dolenti vengono da quanti incassano, poco o tanto, ma non denunciano un centesimo. Il caso del lavoro sommerso: nel 2002, ultimo anno di cui sono disponibili i dati, tre milioni e 436mila lavoratori (pari al 14,2 per cento del totale della forza lavoro) si sono sottratti al Fisco causando una perdita di 103 miliardi di euro, nell’intero anno solare, per mancato pagamento delle imposte. In pratica un lavoratore su sette può contare su un reddito in nero. Per l’evasione fiscale più in generale, i dati del Censis si riferiscono al 2003 e denunciano un mancato incasso di 200 miliardi di euro per l’Erario.

Le principali sacche della non contribuzione si nascondono nei servizi alle imprese, dove il 39,4 per cento delle aziende occulta l’86 per cento di imponibile ogni 100 euro dichiarati, seguite dai commercianti, fra i quali il 26,7 per cento nasconde il 76,5 per cento di imponibile, tallonati dalle ditte che offrono servizi alle famiglie, poi dall’industria e infine dal settore delle costruzioni. Si pensi infine che gli italiani «pescati» fuori da negozi senza scontrino o ricevuta fiscale sono passati dal 19,3 per cento del 2002 al 21,3 per cento del 2003.

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