«Con gli italiani questa sinistra ha già perso»

Michela Vittoria Brambilla: «Ad essere in crisi è solo la politica del governo Prodi In un anno ha collezionato un lungo elenco di fallimenti, dal fisco alla sicurezza»

da Milano

«Crisi della politica? Saranno in crisi D’Alema, Bertinotti e la politica del governo Prodi». Michela Vittoria Brambilla contesta la retorica con cui il centrosinistra ha cercato di mettere il cappello sul fallimento di un anno di governo. La presidente nazionale dei Circoli della libertà scandisce: «No, io non ci sto a questa strumentalizzazione. È l’etica politica di questo governo a essere in crisi».
Insomma la politica è in crisi o no?
«Questo governo, anche grazie alla sua politica fiscale, ha allontanato definitivamente i cittadini dalle istituzioni della politica, al punto che oggi gli uni e le altre vivono sotto lo stesso tetto come separati in casa, cioè non si parlano, non dialogano, non si intercettano più. I Circoli della libertà vogliono difendere le istituzioni democratiche, cercando di colmare la distanza tra queste e la gente. Sentire adesso che Massimo D’Alema e Fausto Bertinotti parlano di una politica in crisi, essendo loro al governo, mi sorprende e mi fa insospettire. Io resto convinta che “questo” Palazzo, è lontano dal Paese, e che “questa” maggioranza di centrosinistra ha fatto di tutto per accentuare questa separatezza, salvo poi, alla vigilia di un voto che chiama alle urne quasi 12 milioni di italiani, precipitarsi a cavalcare l’onda della protesta. Come se non fossero loro al governo».
Sì, ma insomma in questi giorni si fa un gran parlare dei conti fuori controllo per la spesa delle istituzioni, della macchina pubblica e della politica in generale. C’è chi insiste per dire che ad essere in crisi è proprio la politica. Lei come la pensa?
«Questa politica è in crisi. Sono in crisi questi politici che da un anno fingono di governarci senza fare nulla, se non sostenersi l’un l’altro. Il governo di centrosinistra ha scambiato la sua funzione di servizio per il Paese con un mandato di autoconservazione. In questi dodici mesi ha distribuito poteri, ha sostenuto le lobby degli amici, sta patteggiando con i sindacati del pubblico impiego per garantire un aumento delle retribuzioni senza chiedere in cambio produttività. Ma ai cittadini che cosa ha saputo dare?».
Appunto, a quali esigenze primarie questa politica non ha risposto?
«Possiamo dare nome e cognome a queste domande senza risposta, Possiamo fare un lungo elenco di fallimenti: diminuita sicurezza e peggiorata qualità della vita nelle grandi e nelle piccole città; scarsa efficienza dei servizi; una iniqua pressione fiscale e nessuna riforma che abbia saputo accelerare lo sviluppo del sistema Paese. E proprio per la manifesta incapacità della politica di questo governo di dare risposta alle esigenze del paese, i cittadini oggi non sono più disposti ad accettare una spesa per le istituzioni, per la pubblica amministrazione e per la politica che in totale arriva a 745 miliardi di euro l’anno, ovvero il 50,1% della ricchezza prodotta dall’intero Paese».
Ecco, parliamo dei costi della politica. Da che parte bisognerebbe cominciare a tagliare, a correggere?
«I Circoli della libertà da oggi hanno lanciato una petizione rivolta al presidenti delle Camere per chiedere un impegno concreto per la riduzione dei costi eccessivi e degli sprechi della politica. Noi vogliamo che le istituzioni possano esibire dei conti che non ci facciano più sobbalzare. Se Camera e Senato costano oggi al cittadino circa 2 miliardi di euro l’anno, il doppio delle analoghe strutture parlamentari della Germania e della Francia, penso che sia arrivato il momento di spiegare perché si spendono tutti questi soldi. Il costo, ad esempio, del Senato è passato dai 551 milioni di euro del ’95 a 900 milioni del 2005. Il Quirinale costa quattro volte di più di Buckingham Palace».
E per la Camera dei deputati?
«La nostra costa 942.150.358 euro l’anno contro i 517.087.000 di quella tedesca, i 487.924.010 della francese, i 226.458.000 della britannica e i 74.315.520 della spagnola. E poi le chiedo - il dato è contenuto nel libro di Rizzo e Stella pubblicato in questi giorni - le pare possibile che, per funzionare, Camera, Senato e presidenza del Consiglio abbiano bisogno di ben 47 edifici? E vuole un’altra perla?».
Dica.
«Pensi che, ad esempio, alla Regione Lazio vi sono oggi otto gruppi formati da un solo consigliere ma con relativo contorno di spese di segreteria, uscieri e auto blu.

E in altre 12 assemblee di tutta Italia è così. Nella legge finanziaria era stata prevista una riduzione del 10% dei costi della politica ma fino ad ora è rimasto solo un auspicio. Un altro fallimento del governo Prodi».

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